[21/04/2006] Comunicati

Buiatti sul Prs: «Se si degrada l´ambiente si degrada l´economia»

FIRENZE. Marcello Buiatti è presidente nazionale di Ambiente e Lavoro e presidente del Centro interdipartimentale di biotecnologie di interesse agrario, chimico e industriale dell’Università di Firenze. A lui abbiamo chiesto una prima valutazione sul documento preliminare al Piano regionale di sviluppo presentato in questo giorni dal presidente Claudio Martini.

«Dal punto di vista del linguaggio e dei temi proposti il documento preliminare è piuttosto innovativo, proponendo anche una serie di concetti interessanti. Innanzitutto per il primo tentativo di integrazione delle politiche in un Prs vero, meno settorializzato: i progetti integrati si dice che saranno dipendenti da più dipartimenti e messi in rete, accogliendo un’indicazione che noi chiedevamo da anni. Un altro concetto positivo e nuovo è quello del processo di valutazione che dovrebbe imitare la Vas: è già stato fatto un lavoro su alcuni parametri per valutare i singoli progetti. Casomai mi preoccupa un po’ il fatto che la vera Vas, richiesta anche per l’uso dei fondi strutturali, non è stata neppure nominata. Forse si tratta solo di una piccola svista.

Poi ci sono altri accenni interessanti come quello riferito al protocollo di Kyoto, sulle fonti alternative, e sulla riduzione del trasporto su gomma. Termini positivi sono anche l’impostazione economica generale, che dà un’indicazione chiara: la messa in rete delle imprese per acquistare dimensione competitiva: puntare quindi sulla qualità, con una parte interessante dedicata alla formazione, ricerca e sviluppo».

Un quadro molto positivo insomma?
«Diciamo che non ero ancora arrivato alle cose negative: premettendo che si tratta di un documento preliminare e che quindi magari queste cose saranno aggiunte in seguito, quello che preoccupa sono tutta una serie di mancanze: prima di tutto ci troviamo di fronte a molte affermazioni generiche che non sono seguite da strumenti chiari e concreti. Per esempio la suddivisione in capitoli dimostra come al solito una visione miope dell’ambiente: c’è solo una pagina e mezzo, si cita Kyoto tanto perché si deve fare perché siamo di sinistra ed è giusto salvaguardare l’ambiente, ma non vengono citati propositi di cambiamento di produzione o di aumento dell’eco-efficienza».

Non pensa che il documento preliminare al piano regionale di sviluppo presenti temi interessanti ma molto generali, più mirati ad aprire una discussione coinvolgente nell’Unione che non ad aggredire i problemi concreti?

«Questo lo credo meno, conoscendo gli estensori del documento non dovrebbe essere così, perché se sotto ci fossero state motivazioni politiche sarebbero stati inseriti determinati temi con più chiarezza, mentre per fare un esempio la tematiche dell’uso delle risorse idriche è affrontata in modo piuttosto vago. Sull’ambiente le carenze come detto non mancano, perché non si dice mai che se l’ambiente si degrada, si degrada anche l’economia. Restano diverse innovazioni e un chiaro indirizzo verso la qualità: ora voglio stare sull’albero a vedere che cosa accadrà e se queste intenzioni si tradurranno in qualcosa di concreto, cioè in progetti veramente integrati, innovativi e coerenti».

Le politiche ambientali in Toscana hanno sempre diviso l’Unione e in alcuni casi rallentato le decisioni. Pensa che il coinvolgimento dell’opposizione di sinistra velocizzerà determinate decisioni oppure, viste anche le prime avvisaglie, il percorso sarà piuttosto difficile?

«Ci troviamo di fronte a nuovi problemi politici, è indubbio, ma ritengo che siano problemi positivi. Penso che sia ovvio che in Toscana il governo debba essere un governo dell’Unione con un accordo vero con Rifondazione. Ci vuole un accordo e questo viene a proposito sul Prs, che parla di cose concrete, altrimenti si correva il rischio che diventasse solo una discussione sui massimi sistemi. Invece così tutti sono costretti a discuterne e a trovare accordo a partire da questa bozza.

Comunque ripeto che sarebbe già un salto enorme se finalmente si cominciasse a intendere questo legame indissolubile fra ambiente ed economia visto che finora le discussioni sull’ambiente sono state solo sui singoli atti».

Torna all'archivio