[28/08/2008] Comunicati

Accra: il cambiamento climatico è una golden opportunity da 170 miliardi di dollari

LIVORNO. Il segretario esecutivo dell´United Nations framework convention on climate Change (Unfccc), Yvo de Boer, è abbastanza soddisfatto dei risultati del Climate change talks conclusosi ieri ad Accra, la capitale del Ghana, che secondo lui avrebbe fatto «importanti progressi su un certo numero di importanti questioni in vista di concludere un accordo nel corso della conferenza di Copenaghen del dicembre 2009».

Per de Boer quello di Accra è stato «un incontro importante e incoraggiante. Siamo sempre sulla buona strada, il processo si è accelerato ed i governi sono molto seriamente impegnati in vista di negoziare un risultato a Copenaghen. Accra ha gettato le basi per quel che potrà servire per un primo testo negoziale per un accordo a Copenaghen».

De Boer ha sottolineato che il meeting di Accra ha fatto progressi per quanto riguarda la definizione dei metodi e dei mezzi per rallentare la deforestazione, colpevole di circa il 20% delle emissioni di gas serra di origine antropica: «I Paesi hanno sviluppato una migliore comprensione su come si deve affrontare la deforestazione e su come incentivare le popolazioni a conservare le foreste. C´è stato accordo riguardo a target settoriali, come per gli obiettivi massimi di emissione per una tonnellata di alluminio, acciaio o cemento, che saranno utilizzabili all´interno delle varie nazioni, ma non ancora come parte di un sistema internazionale vincolante. Penso che ci sia un comune sentire forte, in particolare tra i Paesi in via di sviluppo, che la decisione di come affrontare un settore di attività sia qualcosa che si decide a livello nazionale, non qualcosa che si potrebbe o dovrebbe cercare di imporre a livello internazionale».

Quel che è emerso ad Accra è che molti Paesi poveri temono che gli obiettivi settoriali preludano all´innalzamento di barriere commerciali per le industrie meno efficienti. In questo contesto de Boer si è rivolto direttamente ai leader del continente che ospitava la conferenza dell´Unfccc dicendo che L´Africa ha un´opportunità d´oro per fare in modo che il continente più povero del mondo contribuisca a far fronte al global warming.

Per de Boer «L´Africa è ancora in ritardo nell´attrarre gli investimenti in tecnologie verdi per contribuire a rallentare l´aumento dei gas serra e per ottenere aiuti per adattarsi agli effetti di siccità, inondazioni, aumento del livello del mare e precipitazioni meno prevedibili». Il segretario dell´Unfccc ha esortato le nazioni africane a difendere i loro interessi all´interno dei negoziati sul clima: «Voglio veramente di sottolineare che il processo che porta a Copenaghen è una golden opportunity per i Paesi africani per fare in modo che il prossimo regime risponda in modo migliore alle loro esigenze. Devono dire cosa sia essenziale fare per loro, sia per limitare le emissioni che per adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. L´Africa deve capire cosa è buono per l´Africa».

Infatti, se il continente nero è quello meno colpevole delle emissioni climalteranti è anche quello più esposto ai loro effetti globali. Un rapporto del Climate panel dell´Onu del 2007 prevede che, entro il 2020, fino a 250 milioni di africani potrebbero vivere in aree sottoposte a forte stress idrico.

Le cifre le ha date la Banca mondiale: da qui al 2030 occorrono 170 miliardi di dollari per permettere ai Paesi in via di sviluppo di ridurre ed adattarsi agli impatti del cambiamento climatico. Ai margini dei colloqui di Accra, Eduardo Dopazo, che gestisce i fondi "carbonio" della Banca mondiale, ha detto alla News Agency of Nigeria che «il settore privato dovrà rappresentare l´80 % della somma. Il grande fossato finanziario che impedisce ai Paesi in via di sviluppo di affrontare l´impatto del cambiamento climatico è al di sopra degli attuali finanziamenti necessari secondo l´Unfccc. I Paesi in via di sviluppo avranno ugualmente bisogno di 85 miliardi di dollari per fornire elettricità al 100% dei loro cittadini entro il 2030, e di 35 miliardi di dollari supplementari all´anno sono necessari per fare in modo che l´elettricità utilizzi tecnologie rispettose dell´ambiente. Nello stesso periodo, i Paesi in via di sviluppo avranno bisogno di importanti trasferimenti di tecnologie, di rafforzare capacità ed assistenza tecnica per gestire l´adozione della tecnologia rispettosa dell´ambiente. Questa situazione implica che i Paesi in via di Sviluppo prendano degli impegni riguardo al trattato post-protocollo di Kyoto che dovrà essere ratificato a Copenaghen nel 2009».

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