[26/08/2008] Consumo

Paradossi (?) del mercato dell´auto: saliscendi dai Suv e pure dalle ibride

LIVORNO. Mentre in Europa la Ford tenta di rilanciare vendite sempre più ridotte con il nuovo Suv compatto Kuga, in America il colosso statunitense si ritrova sull’orlo del fallimento proprio grazie a Suv e macchinoni che gli americani hanno smesso di comprare perché consumano troppo. Il paradosso sta nel fatto che proprio la Ford è alle prese con il problema di riconvertire i propri stabilimenti a produzione di auto di dimensioni e consumi più ridotti oppure a importare questi veicoli dalle proprie fabbriche europee, con costi di trasporto però altissimi.

Nel dubbio Ford, insieme a General motors e a Chrysler, ha deciso di rivendicare ufficialmente al governo americano la necessità di essere indennizzata a fondo perduto, per scongiurare la crisi e gli ulteriori licenziamenti che si profilano all’orizzonte, dopo quelli già attuati con la chiusura di diverse fabbriche in diversi stati.

I tre colossi automobilistici di Detroit hanno quindi avanzato ufficialmente la richiesta d’aiuto venerdì scorso davanti al Parlamento, che già lo scorso anno aveva stanziato 25 miliardi di contributi a fondo perduto per il rilancio dell’industria automobilistica a stelle e strisce. Soldi che non sono bastati. Tanto che per il 2008 ne chiedono almeno altri 50 di miliardi: perché il mercato deve essere lasciato senza redini quando è in fase di sviluppo, ma deve essere subito soccorso dal pubblico nel momento della crisi. Crisi quasi sempre provocate da scelte che guarda caso non erano state indirizzate dal pubblico, come in questo caso.

Se infatti un governo o una governance mondiale avessero orientato alla sostenibilità per tempo il mercato automobilistico, forse venerdì scorso Ford, Gm e Chrysler non si sarebbero ritrovate ad elemosinare quei 50 miliardi di dollari con i quali riconvertire i vecchi stabilimenti di bisonti della strada energivori verso le nuove generazione di auto più ecologiche…

Del resto l’intervento governativo non sarebbe una novità: il governo americano non è nuovo a salvataggi di questo genere, basta pensare alla crisi subprime, a quella delle banche o a quella delle compagnie aree seguita all’attentato dell’11 settembre. Tanto che Mc Cain e Obama si sono affrettati a trovare una risposta per le case automobilistiche abbastanza diplomatica e ambigua che consenta loro di rimanere comunque in piedi.

Il mercato automobilistico intanto continua a macinare paradossi anche al di là dei due oceani: da una parte infatti si deve registrare l’annuncio da parte di Toyota motors che alzerà del 3% i listini dei suoi due modelli di auto ibride (la Prius e l’Harrier), gli unici a mantenere indici di vendita alti rispetto a tutti gli altri modelli tradizionali, venduti quasi solamente grazie a incentivi, sconti e campagne promozionali.
Di là dall’Atlantico invece in casa Fiat si procede a tentoni: cassa integrazione fino all’8 settembre per quasi tutte le tute blu e poi fino a dicembre sospensione produttiva a singhiozzo per una settimana al mese, in attesa delle nuove strategie del Lingotto per il futuro. La crisi è ancora abbastanza lontana, ma la preoccupazione non può non esserci.

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