[25/08/2008] Comunicati

Olimpiadi: nessuna medaglia d´oro per la democrazia, forse di bronzo per l´ambiente

LIVORNO. Chi credeva che le olimpiadi avrebbero aperto la Cina al mondo dovrà probabilmente fare i conti con un nazionalismo orgoglioso del successo dei giochi e di una organizzazione ferrea e gentile che ha mostrato al mondo che anche una dittatura (lo fecero già il nazismo a Berlino e l´Unione Sovietica a Mosca) può organizzare benissimo un grande evento sportivo-mediatico. Chi credeva e crede che le olimpiadi addolciranno il volto duro del regime cinese (rimasto immutato dietro la scintillante maschera dei giochi) dovrà verosimilmente confrontarsi con un regime rafforzato nel suo consenso interno e che potrà sbattere sulla faccia dei suoi impauriti oppositori il rispetto conquistato nel mondo, il pellegrinaggio dei potenti a Pechino, le flebili voci di chi ha avuto il coraggio di protestare, voci occidentali arrivate probabilmente solo in Occidente, coraggiosi senza appoggio degli Stati, delle multinazionali e della politica che conta, cioè degli unici interlocutori che interessano il partito comunista cinese.

Dovremmo tutti ringraziare gli isolati idealisti cacciati dalla Cina che hanno rappresentato la nostra buona coscienza, tra l´ostilità generale dei pechinesi che non volevano si sporcasse il grande spettacolo della Cina che entra trionfalmente, tra fuochi di artificio e medaglie a profusione, nel salotto buono delle potenze mondiali, dopo essersi già impadronita di un bel pezzo di capitalismo mondiale, tra fondi pensione e banche in crisi alle quali ha lanciato il suo salvagente giallo-rosso.

Quel che il mondo si troverà davanti è una dittatura in salute e confermata dal successo di immagine che sa che l´Occidente non farà mai davvero nulla, se non a parole, per correggere quelle che oggi i giornali e televisioni chiamano le contraddizioni della Cina, perché quelle contraddizioni sono in realtà il nocciolo forte di un successo economico e di immagine che troppo spesso abbiamo sentito definire miracoloso, sono la forza stessa del regime. Non si capisce perché, secondo qualche commentatore tardivo, l´impenetrabile governo cinese dovrebbe spaventarsi per questo suo enorme successo di immagine che ha plastificato e laccato a suo piacimento, facendone uno specchio della società armoniosa che intende edificare in assenza di concessioni democratiche.

Ma qualcosa di buono le Olimpiadi lo lasceranno, anche per i pechinesi ed i cinesi: la Cina ha capito che dovrà continuare i suoi sforzi per il risanamento ambientale della catastrofe ecologica frutto della sua crescita inarrestabile. In una conferenza stampa per fare il bilancio ambientale dei giochi olimpici, Du Shaozhong, direttore aggiunto dell´ufficio municipale della protezione dell´ambiente di Pechino, ha detto che «la misure temporanee miranti a lottare contro l´inquinamento dovranno diventare permanenti dopo i giochi olimpici. La Cina continuerà a far fronte alle sfide ambientali dopo i giochi olimpici di Pechino e adotterà misure più stringenti per lottare contro l´inquinamento»

E l´inquinamento, e non certo i diritti umani, è stato la principale inquietudine del comitato olimpico cinese. Dalle strade di Pechino sono state ritirati 3,3 milioni di veicoli, chiuse fabbriche inquinanti sia in città che in provincia, sospesa la costruzione di edifici, vietate definitivamente alcune auto che non rispondono ai nuovi limiti in materia di emissioni.

Lo stesso Du ha detto che «Però, il nostro benessere e ed il nostro sollievo sono limitati. Anche se i giochi olimpici sono terminati, i nostri problemi ambientali sono lontani dall´essere risolti. Le autorità municipali chiedono alle imprese altamente inquinanti di risolvere i loro problemi di inquinamento prima di riprendere le loro attività dopo le olimpiadi. Se non potranno risolvere i loro problemi di inquinamento, dovranno interrompere o limitare la loro produzione».

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