[25/08/2008] Comunicati

Da Denver a Kyoto: ci possiamo credere?

LIVORNO. Si apre oggi la convention democratica a Denver, nella quale Barak Obana sarà incoronato ufficialmente dal partito alla candidatura per la presidenza degli Stati Uniti. Quattro giorni intensi e infarciti di Hillary Clinton che si concluderanno con il discorso di investitura di Obama preceduto da un intervento di Al Gore. Già, Al Gore, e lo slogan della giornata finale sarà “Un cambiamento in cui possiamo credere”. E allora ci viene spontanea una domanda: perché il candidato alla Casa Bianca non ha scelto proprio il premio Nobel per la pace – con la sua “Scomoda verità” - come candidato alla vicepresidenza invece di Joe Biden?

Crediamo, forse ingenuamente, che questa sarebbe stata una svolta nella svolta, visto che Obama avrebbe potuto diventare contemporaneamente il primo presidente nero con il primo vicepresidente che dedica la sua vita alla lotta contro i cambiamenti climatici. Sembra poca cosa? Forse qualcuno non si sta accorgendo di un fatto piuttosto allarmante: nonostante gli squilibri ambientali siano tutt’altro che risolti, il tema del climate change a stento si ritrova qua e là nelle cronache dei giornali e non trova casa soprattutto in alcuna agenda politica a livello internazionale.

Negli Usa, che pure ancora si leccano le ferite dell’uragano Katrina, tutta la battaglia elettorale tra Obama e McCain ha scientemente evitato di affrontare il tema. Non solo, l’economia in toto è rimasta ai margini della discussione. Talvolta si è parlato del problema energetico, l’altra faccia del problema dei cambiamenti climatici, con interventi piuttosto balbettati purtroppo proprio di Barak Obama… Inoltre, e speriamo che questo non sia un brutto segno, secondo l´ultimissimo sondaggio della Cnn condotto nell´imminenza dell´apertura della convention, il primo appunto dopo la scelta di Joe Biden come candidato vicepresidente, Barack Obama e John McCain sono assolutamente pari, con il 47% delle preferenze ciascuno, nella corsa presidenziale americana.

E Barak ha chiamato accanto a sé Biden pare perché, non essendone esperto, si è affidato ad un profondo conoscitore di politica internazionale. Dunque ora le speranze che gli Usa ad esempio firmino il Protocollo di Kyoto dovrebbero essere riposte in quest’uomo? Speriamo bene, visto che tra le altre cosucce siamo in piena assenza di una governance mondiale dell’economia alla quale sarebbe lecito che proprio gli Usa aspirassero.

Il rapporto Stern e gli scienziati dell’Ipcc hanno mostrato al mondo quali sono le conseguenza catastrofiche di un’economia che sottostima l’importanza del capitale naturale e prosegue sulla strada, e quindi con il medesimo modello, che ci ha portato a compromettere la presenza dell’uomo sul pianeta.

Un tema enorme, che invece è totalmente ignorato e purtroppo non solo negli Usa, visto che in Italia il punto sui grandi scenari dell’economia e della politica non si arricchisce di novità in questo senso. Anche Mario Monti che pure sul Sole24Ore ha tracciato quelle che sono le pessime conseguenze economiche dell’era Bush punta nella sua analisi alla sua “cara” ‘economia sociale di mercato’ che da tempo cerca di imporre – ricorda Salvati sul Corsera – all’Italia.

«Il dibattito sull’economia sociale di mercato – dice Monti – può portare ad assetti che favoriscano la crescita. O invece ad assetti che riporterebbero indietro le lancette dell’Italia. A una stagione, pur costellata di buone intenzioni sul piano etico e sociale, in cui la confusione dei ruoli tra Stato e mercato, tra politica e imprese, lese il potenziale di crescita dell’Italia, lo sprofondò negli squilibri finanziari, sembrò mettere in dubbio la sua capacità di far pienamente parte dell’Europa. Non ho dubbi che quel dibattito verrà orientato nella prima direzione, non nella seconda».

Diversamente da Monti noi di dubbi ne abbiamo molti, in particolare ci pare che la condivisibile battaglia per un’economia sociale – battaglia condivisa e portata avanti anche da altri commentatori - affronti una parte soltanto – seppur importantissima - del problema, visto che invece bisognerebbe fare i conti anche con le risorse ambientali, non fosse altro che per incentivare o disincentivare quello che si vuol far crescere nell’ottica di una regolazione del mercato a cui pare finalmente qualcuno, anche i più liberisti, si richiamino. Viste le risibili possibilità che un dibattito in questa direzione prenda piede in Italia, e pensare invece che Innocenzo Cipolletta e Pasquale Pistorio avrebbero idee avanzate in questo campo, non ci resta che sperare in un colpo di teatro (e non solo) di Barak Obama che durante la sua investitura (28 agosto), preceduta appunto dall’intervento di Al Gore, si faccia carico almeno a parole della questione che speriamo lanci nell’etere il premio Nobel…

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