[22/08/2008] Aria

Ilva di Taranto, una pessima storia di insostenibilità sociale e ambientale

LIVORNO. «Le campagne di rilevazione effettuate - è scritto nella lettera inviata l’8 agosto scorso all’Arpa della Puglia dal Ministero dell’Ambiente, di cui riferisce oggi il quotidiano l’Unità - non possono essere ritenute valide ai fini dell’individuazione di specifiche criticità ambientali e per imporre limiti più elevati rispetto a quelli definiti dalle norme o raggiungibili con le migliori tecniche disponibili».

Difficile pensare che fosse questo il tenore della risposta che il presidente Nichi Vendola si aspettava alla lettera che di suo pugno il 31 luglio scorso aveva scritto al presidente del Consiglio Berlusconi, all’indomani dei risultati resi noti dall’Arpa Puglia sulle emissioni di diossina, considerate «allarmanti per la salute della popolazione tarantina» dall’assessore all’Ecologia, Michele Losappio.

«Caro Presidente del Consiglio- scrive Vendola- Taranto è una città splendida ma sofferente. La fabbrica – la grande fabbrica che doveva essere il suo polmone produttivo, simbolo e vita della città – sembra essersi rovesciata contro le attese e le speranze di una intera comunità.
Inquinamento, malattie tumorali, distruzione del territorio, lo sfregio di interi quartieri condannati a vivere senza poter aprire le finestre: queste sono le immagini che compaiono nelle lettere e nei disegni che i bambini tarantini ogni giorno mi inviano».

«La Regione Puglia – continua nella lettera Vendola - è intervenuta ed è stato sottoscritto un protocollo di intesa che ha coinvolto l´Ilva e le parti sociali e un accordo di programma con il ministero dell´Ambiente ha indirizzato le procedure di Aia (autorizzazione integrata ambientale)». Ma «Il management dell´Ilva, secondo il governatore pugliese -non può replicare alle spasmodiche attese della città, minacciando, se pure velatamente, il ricorso al ricatto occupazionale».

«Occorre –continua la lettera- fare scelte coraggiose, scelte non più procrastinabili, scelte di vita. Ecco perché la Regione intende chiedere ed ottenere da Ilva interventi efficaci, ecco perché non possiamo accontentarci di spalmare in 5 anni una riduzione significativa delle diossine, ecco perchè Le chiedo di aiutarci cambiando quella norma che stabilisce un limite così alto a questo veleno che vi rientra tutto».

Gli interventi messi in atto dall’Ilva per ridurre le emissioni di diossina, sono infatti ritenuti insufficienti dalla regione: «Nonostante la presenza complessiva di diossina nell’aria si sia ridotta del 50%, e la quantità di diossina sia scesa a 2,5 nanogrammi, sarebbe impensabile accontentarci» aveva dichiarato l’assessore all’ecologia Losappio, denunciando che «degli impegni presi dall’Ilva e contenuti nel Protocollo d’intesa sottoscritto, per ultimo, con il presidente Vendola tre anni fa, ci sono una serie di impegni presi e non rispettati: il 25% delle opere di ambientalizzazione tese a ridurre l´inquinamento non è stato fatto per niente, un altro 25% è in corso di definizione, e un 50% è già alle nostre spalle».

Ma non è sembrata dello stesso avviso il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo che anzi, da un incontro che si è svolto il 5 agosto al Ministero con una delegazione dell´impianto siderurgico, guidata dal vice-presidente Fabio Riva, ha preso atto dei risultati registrati dall´Arpa Puglia al termine della terza campagna di monitoraggio al camino dell´impianto di agglomerazione dello stabilimento di Taranto, che evidenziano l’ abbattimento di circa il 50 per cento delle emissioni.. Nella riunione – come riferisce una nota del ministero - si è deciso di anticipare di tre mesi gli interventi già programmati per diminuire tali emissioni mediante la costruzione dell´impianto per il sistema di additivazione dell´urea necessario all´abbattimento degli agenti inquinanti. Con l´obbiettivo di arrivare al più presto al rilascio dell´autorizzazione integrata ambientale (Aia).

E si rimanda ai primi giorni di settembre l’organizzazione di una Conferenza di servizi per valutare i profili autorizzatori e spianare la strada alla rapida edificazione di questi impianti.
Quantomeno strano allora che nella lettera inviata successivamente all’Arpa Puglia dal ministero dell’Ambiente si sottolinei la non validità delle analisi effettuate dall’ente di controllo pugliese.
Quindi il monitoraggio sarebbe valido per attestare che vi sono stati miglioramenti prodotti dall’Ilva, ma non per imporre limiti più elevati alle emissioni della stessa azienda! Una sconfessione degli stessi organi di controllo che vengono invece prontamente sostenuti dall’assessore Losappio in una nota rilasciata ieri, in cui : «la Regione conferma la piena fiducia verso la professionalità e la qualità scientifica dell’attività di Arpa Puglia, specificatamente ancor di più, nel caso di Ilva».

Secondo il ministero dell’ambiente quindi l’Iva potrà continuare agli attuali regimi, ovvero emettendo concentrazioni di diossine «almeno il doppio rispetto alla media Ue» come affermato dal direttore dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato ed ottenere, nonostante tutto, l’Aia. E dopo (magari) realizzare (anche) gli impianti per ridurre gli agenti inquinanti.
Tutto bene, madama la Marchesa!

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