[21/08/2008] Rifiuti

Differenziare i rifiuti? Per gli inglesi è difficile come il Sudoku!

LIVORNO. I sudditi di Sua Maestà Britannica, famosi per il loro senso civico e per l’indubbia attitudine a fregiarsi del titolo di primi della classe, questa volta si scoprono svogliati, inefficienti e succubi della complessità. Infatti, secondo un recente studio della Sussex University, ripreso dalla stampa anglosassone, per gli inglesi differenziare i rifiuti domestici da destinare al riciclaggio è altrettanto complicato quanto terminare con successo una partita a Sudoku. Secondo gli scienziati del Mindlab International, separare e raccogliere il vetro, la plastica, l’umido, il multi materiale è così complicato e stressante che richiede molta concentrazione e che, soprattutto, l’intero processo di raccolta differenziata è così confuso che anche i più motivati sostenitori spesso sono indotti nell’errore. Per questi motivi i cittadini riciclerebbero molto di più se lo svolgimento della differenziazione fosse più semplice, se fossero offerti incentivi e se i produttori avessero più responsabilità nei confronti degli imballaggi. Ma al di là delle analisi di tipo psicologico, anche i dati parlano di una società britannica non proprio all’altezza della situazione.

Nonostante la raccolta differenziata negli ultimi 10 anni abbia fatto un balzo dal 7 al 33 %, il Regno Unito è ben lontano dai risultati raggiunti dai principali paesi europei. Il governo ed il parlamento stanno quindi correndo ai ripari ed il dibattito politico oltre manica si sta facendo serrato per cercare le migliori soluzioni per ridurre questo gap: ci sono Ministri che propongono nuove tasse sullo stile “paghi quanto conferisci” ma i Lords fanno notare che non si può penalizzare i consumatori dato che sono responsabili per il solo 10% della produzione nazionale di rifiuti. Secondo Lord O´Neill, influente ex parlamentare laburista, «Le responsabilità vanno cercate altrove. Il passo fondamentale dovrebbe essere l’introduzione della responsabilità delle aziende sulla quantità di rifiuti generata dalla vendita dei propri prodotti».

Secondo alcuni parlamentari questa strada potrebbe essere perseguita offrendo un regime IVA ridotto per quei prodotti che hanno una lunga durata o che possono essere riparati facilmente (per contro l’usa e getta dovrebbe avere un’aliquota più penalizzante), soprattutto nel settore degli elettrodomestici e dell’Hi-tech. Ma anche il settore dell’abbigliamento non è sfuggito all’analisi dei parlamentari, infatti il “fast fashion”, cioè i vestiti economici che si indossano solo un paio di volte in una stagione e poi vengono gettati, è un altro segnale della crescente influenza della società dei consumi. E questo, per un paese che sopravvive all’emergenza rifiuti solo grazie alle discariche, non è più sostenibile.

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