[21/08/2008] Comunicati

Si riparla di cambiamento climatico (in Oceania)

LIVORNO. Uno degli effetti della crisi economica e petrolifera è stata la scomparsa del global warming dalle pagine dei giornali e dai discorsi altisonanti dei politici, ma non dappertutto: il Pacific islands forum di Niue si è concluso con l´impegno di continuare a sviluppare misure adatte alla realtà del Pacifico per combattere il cambiamento climatico, strettamente legate alla capacità di proteggere attivamente l´ambiente insulare. Nella dichiarazione ufficiale conclusiva sul cambiamento climatico, i capi di Stato e di governo delle isole dell´Oceania hanno espresso la loro «preoccupazione davanti ai gravi impatti e alle minacce crescenti poste dal cambiamento climatico al benessere economico, sociale, culturale ed ambientale ed alla sicurezza dei Paesi insulari del Pacifico».

Per il premier di Niue, Toke Talagi, «La pubblicazione di una dichiarazione sul cambiamento climatico è molto importante per i Paesi insulari del Pacifico». Così importante che il cambiamento climatico è stato al centro della due giorni dei lavori del Pacific islands forum e che la dichiarazione finale sottolinea: «Sebbene siano tra i meno importanti tra coloro che contribuiscono ai fattori scatenanti il cambiamento climatico, le isole del Pacifico rimangono una delle regioni più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico tra i quali l´esacerbazione della variabilità climatica, l´aumento del livello del mare e gli eventi climatici estremi».

Infatti, se si escludono Australia e Nuova Zelanda che hanno emissioni pro-capite da Paesi sviluppati quali sono, i piccoli Stati insulari dell´oceano Pacifico contribuiscono con percentuali infinitesimali alla crescita della temperatura del pianeta, ma sono i più esposti alle sue conseguenze. Anche per questo stanno attuando misure significative per ridurre la loro dipendenza dai combustibili fossili «Tenendo conto delle loro conseguenze nocive sull´economia e sull´ambiente», recita la dichiarazione di Niue».

L´Oceania si appella ai Paesi maggiori emettitori di gas serra e chiede di agire con urgenza per stabilire gli obiettivi e mantenere i loro impegni di ridurre, in maniera significativa le loro emissioni e di sostenere i Paesi più vulnerabili perché si adeguino ai cambiamenti climatici. Un appello rivolto anche alle organizzazioni internazionali che dovrebbero "governare" il mondo alle quali viene chiesto di aiutare questi piccoli Paesi a svilupparsi in maniera sostenibile, con l´utilizzo di combustibili puliti ed energie rinnovabili.

I leader del Pacifico hanno incoraggiato tutti i Paesi insulari a continuare ad adattarsi agli impatti del cambiamento climatico "senza rimpianto" o con "poco rimpianto" con azioni mirate ai settori colpiti, sottolineando «l´importanza della cooperazione nello stabilire un quadro efficace per il post-2012, al quale partecipino tutte le principali economie in maniera responsabile».

Il primo ministro australiano Kevin Rudd aveva già annunciato che l´Australia e la Nuova Zelanda «sono dei partner naturali nella lotta contro il cambiamento climatico» e sottolineato l´importanza della cooperazione tra i due giganti dell´Oceania nel far avanzare i negoziati internazionali sul global warming.

Il primo ministro neozelandese Helen Clark ha detto che il suo Paese «deve da subito agire al suo interno nel campo della protezione ambientale e mi auguro che altri Paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, facciano lo stesso».

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