[14/08/2008] Rifiuti

Non c´è più del marcio (da nitrati) in Danimarca

LIVORNO. L’inquinamento delle acque di falda da nitrati, di origine agricola ma anche da scarichi di tipo civile, è una criticità per alcune aree del nostro paese e anche della nostra regione come la costa livornese o la Val di Chiana, ma non per la Danimarca che ha fissato a 230 kg il quantitativo di azoto per ettaro all’anno. L’Ue concede una deroga allo Stato danese perché il quantitativo fissato se pur superiore rispetto al limite europeo non ostacolerà gli obiettivi della direttiva nitrati. Già la Commissione adottò una decisione con la quale consentiva l’applicazione di effluente di allevamento contenente fino a 230 kg di azoto per ettaro all’anno in determinati allevamenti di bovini nel quadro del programma d’azione danese adottato per il periodo 1999-2003. La deroga poi fu di nuovo estesa nell’ambito del programma d’azione danese per il periodo 2004-2007 e il 17 aprile 2008 la Danimarca ha richiesto una nuova proroga della deroga.

Avendo più tempo a disposizione la Danimarca ha raggiunto l’obiettivo di riduzione della lisciviazione dei nitrati del 48% per il periodo 1985-2003 e dunque ha fissato sul terzo Piano d’azione per l’ambiente acquatico 2005-2015 l’obiettivo di un’ulteriore riduzione del 13 % della lisciviazione dei nitrati e di una riduzione del 50% dell’eccesso di fosfati per il periodo 2005-2015. Nel 2007 la piattaforma di governo ha raggiunto un accordo in merito allo sviluppo di un quarto Piano d’azione per l’ambiente acquatico entro il 2009, che avrà una funzione di verifica del terzo Piano d’azione e includerà modifiche alla normativa nazionale volte ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi entro il 2015.

Dal monitoraggio e dai controlli effettuati risulta che nel periodo 2005-2006 rientravano nel campo di applicazione della deroga 1 779 allevamenti di bovini, 220 839 capi di bestiame e 115 336 ettari, pari rispettivamente al 3,4 %, al 10,3 % e al 4,2 % del totale in Danimarca.
I calcoli relativi alla lisciviazione dei nitrati - basati sulle rilevazioni e sull’analisi dei nutrienti nei bacini di drenaggio agricoli - dimostrano che, nel periodo 1990-2006, la lisciviazione dei nitrati ha subito una riduzione del 40 % nei suoli limosi e del 49 % nei suoli sabbiosi. Dal 2002-2003 i tassi di lisciviazione sono quasi costanti.

L’analisi delle tendenze del tenore di nitrati misurato nelle acque provenienti dalle zone radicali nel periodo 1990-2006 mostra una riduzione rispettivamente del 29 % e del 45 % per suoli limosi e sabbiosi. Nel 2006 il tenore medio di nitrati nella nappa freatica superiore dei bacini di riferimento era inferiore a 50 mg/l, sia nei suoli limosi che sabbiosi. Il tenore dei nitrati nei corsi d’acqua nei bacini di drenaggio agricoli di riferimento è diminuito del 31 % nel periodo 1990-2006, con valori medi inferiori a 20 mg/l nei suoli sabbiosi e pari a circa 30 mg/l nei suoli limosi.

E tutto questo è stato possibile nonostante il quantitativo fissato per ettaro dalla Danimarca sia superiore rispetto al limite previsto dalla direttiva. Secondo la direttiva infatti il quantitativo di effluente di allevamento sparso sul terreno ogni anno, compreso quello distribuito dagli animali stessi, non deve superiore un determinato quantitativo per ettaro. Il suddetto quantitativo per ettaro corrisponde al quantitativo di effluente contenente 170 kg di azoto. E aggiunge anche che per i primi quattro anni del programma di azione, gli Stati membri possono accordare un quantitativo di effluente contenente fino a 210 kg di azoto. Ma comunque prevede che se il quantitativo di effluente per ettaro che uno Stato membro intende applicare ogni anno non corrisponde a quello europeo il quantitativo deve essere stabilito in modo da non pregiudicare il conseguimento degli obiettivi Ue. Ossia di ridurre l´inquinamento delle acque causato direttamente o indirettamente dai nitrati di origine agricola e - prevenire qualsiasi ulteriore inquinamento di questo tipo.

La riduzione dell’inquinamento di queste acque è auspicabile non tanto e non solo per rientrare nei limiti imposti dalla normativa europea e nazionale ma per rendere fruibile a scopo idropotabile ed a costi minori (senza trattamenti di potabilizzazione estremamente onerosi) una risorsa che tra l’altro è sempre più scarsa. Nei giorni scorsi sono stati presentati i risultati della ricerca Prin (Progetto di rilevante interesse nazionale) sulla valutazione del rischio d’inquinamento delle acque sotterranee da nitrati: approccio e validazione su test site.

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