[14/08/2008] Parchi

Le spese dei parchi e le fantomatiche fondazioni

PISA. Non sono molti gli studi sulla spesa dei parchi ma quelli disponibili dimostrano e confermano –come si è visto anche recentemente in occasione di alcuni anniversari alle Dolomiti bellunesi e all’Adamello Brenta- che la spesa dei parchi volta alla tutela della biodiversità, della fauna, di una agricoltura e un turismo sostenibili sfonda, attiva il coinvolgimento dei privati in quella dimensione locale che significa non solo economia ma cultura, paesaggio, tradizioni, coesione sociale.

Le sortite del ministro dell´ambiente Stefania Prestigiacomo non contengono neppure il tentativo –non fanno neppure la ‘mossa’- di accostarsi a questa realtà anche solo per conoscerla, almeno per evitare di dire cose che non stanno né in cielo né in terra, almeno per affibbiare pagelle disonorevoli a chi non le merita. Il ministro si guardi intorno, guardi a cosa succede anche in europa- presto potrà farlo agevolmente sulla base di un importante, documentato e aggiornato studio del Politecnico di Torino che uscirà nella Collana editoriale dell’ETS- e potrà rendersi conto che le cose da fare sono molte e impegnative ma sono di tutt’altro segno rispetto a quelle fin qui ipotizzate. Si metta finalmente mano a quelle relazioni sullo stato delle aree protette previsto dalla legge ma regolarmente ignorato.

Di questi problemi non si può infatti continuare a discutere solo sulla base di dichiarazioni, interviste,comunicati, precisazioni e smentite. Il parlamento, la Conferenza stato-regioni, l’Anci, l’Upi, l’Uncem non possono restare spettatori distratti di una vicenda che li riguarda eccome. Che razza di federalismo potrà essere quello che manda in pensione quella gestione integrata–l’unica finora- che è riuscita e non in ambito settoriale, a aggregare comuni, province, regioni e stato, e non per dar vita a carrozzoni ma ad organismi volontari e qualificati per il governo del territorio?

Certo se si segue Tremonti che dice ‘occorre decidere al centro per andare sul grande, non dalla periferia perdendosi nel piccolo come finora è avvenuto’ allora si possono mandare in pensione anche i parchi o come dice il ministro la loro gestione (dove sta la differenza?).

Ma chi non vuole imboccare questa china deve darsi una mossa. E non basta invitare il ministro come è stato fatto dal presidente di Legambiente a soffiare fiduciosamente sulla cenere perché la fiammella dei parchi riprenda. Sui parchi non è passato nessun incendio distruttivo da cui ripartire si è solo giunti ad una nuova fase politico-istituzionale che riguarda anche ma non solo i parchi.

Si prenda la minaccia concreta che migliaia di piccoli comuni
restino tagliati fuori dai circuiti vitali per carenza di servizi, di risorse, popolazione. Qualcuno ha preso in considerazione cosa ha rappresentato o poteva rappresentare per un piccolo comune essere coinvolto nella comunità di un parco ossia in una realtà che anche in base alla legge (vedi art 7 della 394) poteva riservargli particolari vantaggi? E qualcuno che oggi dispera ipocritamente dei parchi si è chiesto perché proprio questa norma risulti tra le più snobbate?

Di questo c’è da discutere altro che fantomatiche fondazioni.

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