[13/08/2008] Comunicati

Mare pulito e... foci inquinate

ROMA. Partecipo, con Goletta Verde di Legambiente, al monitoraggio delle acque di balneazione del mare Adriatico. In particolare abbiamo controllato quelle abruzzesi, marchigiane e romagnole. Risultati? Buoni, i parametri igienico sanitari del mare sono ovunque a posto. Eppure le cose non vanno per nulla bene perchè il merito di questi buoni risultati è da attribuire più alle capacità di autodifesa del mare stesso e alle particolari condizioni climatiche che alle scelte di chi amministra e governa città, provincie e paese. Bastano, per dimostrarlo, le analisi effettuate alla foce dei fiumi, che ovunque registrano risultati di grave inquinamento. E’ del tutto evidente che la qualità dell’ecosistema marino dipende da due dati: da come viene usato (turismo, pesca, traffici marittimi) e soprattutto dall’uso che viene fatto della terra e dei corsi d’acqua che sfociano a mare. Foci gravemente inquinate significa in poche parole che il carico inquinante trasportato dai fiumi non accenna a diminuire e che quindi in questi anni non si è intervenuti su agricoltura, zootecnia, industria e neppure si è completato il sistema fognario e di depurazione delle città dell’entroterra. Proprio per segnalare questa contraddizione la storica campagna (23 edizioni) di goletta verde non si limita a rilevare lo stato di salute delle acque di balneazione, ma punta anche il proprio sguardo sulla sostenibilità complessiva del modello di sviluppo.

Come si preparano ad esempio le città della nostra costa a fronteggiare il cambio di clima in corso? E’ l’interrogativo che rivolgo agli amministratori che affollano le conferenze stampa, attirati dalle buone notizie sullo stato di salute del loro mare. Il fatto che la domanda venga generalmente accolta con fastidio da sindaci e giornalisti anzi appaia loro pretestuosa e decisamente fuori tema la dice lunga su quanto scarsa sia ancora la consapevolezza fra i decisori politici e i media dei problemi che il cambio di clima sta scatenando e scatenerà in futuro sulle coste. La recente tromba d’aria che ha colpito e devastato Grado, provocando due morti, non ha insegnato nulla. Anzi l’interpretazione prevalente di giornali e televisioni è stata quella di un evento imprevedibile e non l’ennesimo segnale che il previsto aumento degli eventi estremi, dovuto ai cambiamenti climatici, non riguarda solo gli oceani, ma anche il piccolo mediterraneo e addirittura l’adriatico.

Questa avventurosa irresponsabilità di chi governa fa capire il perchè dei ritardi italiani (fallimento di Kyoto) sia per quanto riguarda le politiche di mitigazione, sia quelle di adattamento, che per le città costiere significa prepararle al previsto innalzamento del livello dei mari. Ovunque siamo arrivati con Goletta abbiamo verificato che si procede come se nulla fosse: una artificializzazione senza fine del territorio, con un consumo di suolo impressionante e un “ansia” di costruire ed asfaltare che ormai si affaccia ed occupa le spiagge. Siamo arrivati al paradosso che a Cervia è stata autorizzata una sorta di palazzetto del ghiaccio, chiamato “estate sotto zero”, nel quale chi pattina può ammirare sotto la pista le dolomiti. Prevale un modello turistico dissipativo e ad alto spreco energetico, energia prodotta con il fossile, in attesa del nucleare, mentre rarissime sono le installazioni solari e fortissime le limitazioni per le pale eoliche. E’ augurabile che nessuno chiami “catastrofe naturale” i disastri che ci attendono che sono solo il frutto di un’interessata e speculativa sottovalutazione dei problemi ambientali e climatici da parte dei decisori politici, un vero e proprio attentato alla sicurezza collettiva (altro che campi rom e clandestini) Ci si risparmi almeno le dichiarazioni sulla imprevedibilità dei fenomeni naturali.

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