[19/04/2006] Acqua

La Solvay studia il mare davanti a Rosignano: nel passato gli impatti ambientali maggiori

ROSIGNANO MARITTIMO (Livorno). L’impatto ambientale maggiore il mare davanti allo stabilimento Solvay, dove vengono immessi i fanghi inerti derivanti dall´attività dell´industria chimica, lo ha subito nei decenni passati, adesso l’ecosistema marino consegna un equilibrio apprezzabile. E’ questo, in sintesi, l’esito dello studio commissionato dall’azienda e svolto sotto la supervisione dell’Università di Roma Tor Vergata.

L’argomento è stato affrontato questa mattina nel corso di una riunione congiunta della seconda Commissione consiliare «Programmazione, sviluppo e controllo del territorio» e della terza Commissione consiliare «Qualità del territorio» del Comune di Rosignano, che è servita proprio per presentare gli esiti di questo studio sull’ecosistema marino di Rosignano, commissionato dalla Solvay e condotto dalla Econ srl, sotto la supervisione scientifica del professor Eugenio Fresi, ordinario di ecologia dell’Università di Roma Tor Vergata.

Presenti per l’occasione, oltre ai consiglieri componenti le due commissioni, il professor Scardi dell’Università di Tor Vergata, che ha illustrato lo studio, gli assessori Luca Arzilli e Dunia Del Seppia ed i dirigenti Solvay Stefano Piccoli e Roberto Righini. «L’oggetto di questa riunione – ha spiegato il presidente della terza Commissione Fabrizio Bagnoli – è la presentazione dello studio eseguito dall’équipe del prof. Scardi sullo stato delle acque marine circostanti lo scarico industriale Solvay, dove avviene l’immissione dei fanghi di carbonato di calcio. E’ un contributo importante per approfondire le nostre conoscenze ed affinare le nostre sensibilità ambientali. La vastità delle ricerche eseguite rappresenta anche per noi un arricchimento».

Lo studio ha coinvolto oltre 50 ricercatori provenienti dalle Università di Roma Tor Vergata, di Roma La Sapienza, di Pisa, di Siena e di Trento. Le attività di campo sono state svolte tra il 2000 ed 2002, fra 0 e 50 metri di profondità in un’area compresa fra Castiglioncello, a nord, e le Secche di Vada, a sud. Sono state identificate 560 specie animali e vegetali, prelevati e analizzati 566 campioni biologici, oltre a 137 campioni di sedimento e 200 campioni d’acqua, sono stati visitati 569 siti diversi e sono state effettuate 230 immersioni da parte di biologi subacquei.

Una mole di lavoro notevole, che ha portato gli studiosi a concludere che l’impatto nell’area prospiciente lo stabilimento (a 300 metri dal refluo) è avvenuto nei decenni passati ed i suoi esiti sono rilevabili ancora oggi (sono infatti riscontrabili aree con resti di praterie di posidonia), mentre allo stato attuale è stato raggiunto un equilibrio (non vengono rilevate alterazioni del plancton e le praterie di posidonie sono in buono stato di salute). L’ecosistema marino che si trova ai margini di quest’area presenta invece caratteristiche totalmente naturali. Rimane una curiosità: studiando le attività di pesca, è stato rilevato che nell’area sotto l’effetto del refluo c’è una maggiore diversità di specie marine. Il motivo è presto detto: in quell’area normalmente non si pesca e la fauna presenta una maggiore varietà.

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