[11/08/2008] Parchi

Mettere in rete parchi, Stato, regioni ed enti locali

LIVORNO. Non è certo un caso che da più d’un anno ormai sia stata richiesta la convocazione della terza conferenza nazionale dei parchi. Una conferenza non ‘tecnica’ e tanto meno una passarella politica bensì un appuntamento istituzionale in cui finalmente stato, regioni ed enti locali potessero mettere in atto un vero e proprio ‘rilancio’ di una politica di ‘sistema’ di quelle 800 aree protette che tanto impressionano il ministro che crede evidentemente siano tutte gestite da enti propri con relative e ben pagate poltrone.

Qui infatti sta oggi il punto vero e cioè di come riuscire a mettere in rete –come si dice- con strumenti e progetti di pianificazione ambientale coordinati tra stato, regioni ed enti locali in grado di avvalersi più efficacemente anche delle politiche comunitarie.

Questa esigenza è diventata più incalzante via via che sia sul piano nazionale ma anche regionale si è assistito e si assite ad un drastico ridimensionamento del ruolo e delle competenze dei parchi su cui spicca naturalmente il nuovo Codice dei beni culturali il cui art. 145 sottrae al piano del parco quella sovraordinazione anche in materia paesaggistica che ne costitutiva un decisivo e innovativo punto di forza nel governo del territorio.

Una decisione questa tanto più grave perché non ha suscitato neppure tra i tanti gelosi custodi della 394 reazioni degne di rilievo e di cui il ministro non sembra essersi accorta; ma neppure Pecoraro Scanio aveva battuto ciglio. Eppure gli effetti di tale grave decisione saranno pesanti e non solo per i parchi perché avere introdotto nuovamente una separazione tra paesaggio e natura specie dopo la Convenzione europea sul paesaggio non mancherà anche a breve di rendere più farraginosa e macchinosa ogni politica ambientale.

Politica resa già complicatissima e ardua dalle troppe inadempienze e dalla inapplicazione di troppe norme nazionali vigenti ma anche e soprattutto da alcune mancate riforme a partire da quella urbanistica.

D’altronde se il nuovo codice dà una bella sberla ai parchi, la Commisione dei 24 aveva praticamente affondato la legge 183 un altro caposaldo di quella legislazione speciale preposta alla gestione di quelle ‘invarianti ambientali’: suolo, natura, inquinamento, acqua etc mediante la quale lo stato e le istituzioni per richiamare la sentenza della Corte europea del 2007 affermano che ‘l’ambiente costituisce un valore’ e che ‘gli impegni economici e perfino alcuni diritti fondamentali come il diritto di proprietà, non dovrebbero vedersi accordare la priorità di fronte a considerazioni riguardanti la tutela dell’ambiente, in particolare laddove lo stato abbia legiferato in materia’.

Come si vede la vicenda dei parchi è solo un anello per quanto importante, di una più lunga catena di interventi, decisioni, inadempienze che rischiano ormai di riportare il nostro paese indietro rispetto alle sue stesse più significative conquiste anche nel contesto comunitario.

Torna all'archivio