[08/08/2008] Parchi

I parchi dopo la Prestigiacomo / 1

PISA. Il dibattito sui parchi e le aree protette se vogliamo coglierne tutte le implicazioni – rischi inclusi - va inquadrato e collocato in quel più generale confronto in atto sull’assetto istituzionale riguardante la Riforma del titolo V e la nuova Carta delle autonomie. Il che richiede, più di quanto finora è avvenuto, di partire dalle ‘premesse’ dalle quali ha preso le mosse lo stesso ministro Prestigiacomo per le sue controverse proposte di ‘privatizzazione’ dei parchi – o come lo stesso ministro ha voluto poi precisare-della loro gestione. Tutto, infatti, e non solo per le aree protette, sembra partire da una improrogabile esigenza di mettere in sicurezza le finanze pubbliche dai troppi sperperi e ‘poltronifici’. Da qui i tagli prima ancora che ai parchi alle Comunità montane, alle Province di cui si è tornati confusamente a riproporre da più parti l’abrogazione, ai piccoli comuni che qualcuno vedrebbe bene accorpati forzosamente ed altre ipotesi ancor più strampalate e cervellotiche, le quali il più delle volte hanno contribuito soltanto a confondere ulteriormente le cose, a seminare zizzannia tra le stesse istituzioni chiamate oggi non ad alimentare ulteriori tensioni e polveroni ma a ridisegnare modelli istituzionali incentrati finalmente sulla ‘leale collaborazione’ come vuole la Costituzione.

Al già copioso elenco di istituzioni ed enti bersaglio in vario modo di questa caccia alle streghe si sono ora aggiunti anche i parchi e le aree protette. In alcuni casi –vedi le Comunità montane- dalle ipotesi si è già passati a confusi provvedimenti, ma in tutti i casi nessuno si è preso la briga di valutare concretamente gli effetti di questi ‘tagli’ anche sotto il profilo economico e non soltanto istituzionale che viene bellamente e totalmente ignorato.

C’è stata e resta infatti la più assoluta indifferenza per le conseguenze di questo modo improvvisato e pasticciato e soprattutto assai poco responsabile di procedere che già in più d’un caso ha prodotto ‘gaffe’ clamorose.

Rispetto a questo stato di cose estremamente complesso e allarmante la sortita sui parchi evidenzia forse con ancora maggiore chiarezza le perversità di questa logica e quanto essa possa essere foriera di effetti gravi sui risultati conseguiti faticosamente in questi anni dal nostro paese anche rispetto ala panorama europeo e internazionale.

E ciò si badi bene non solo perché alla fine questi enti costano assai meno di quanto si è voluto e si vuole strumentalmente far credere; ci sarebbe anche da chiedersi perché a cacciatori di sprechi così occhiuti non sia venuto finora in mente, tanto per fare un esempio, di abrogare le Commissioni di riserva delle APM che affiancano e duplicano gli enti parco. No, la ragione più di fondo è che questa campagna in cui si usano disinvoltamente dati infondati e distorcenti la realtà, è volta smantellare una politica che pur in un contesto non privo di ombre, è riuscita a riscattare pesanti ritardi storici grazie ad un assetto politico-istituzionale che ha retto validamente alla prova dei fatti più e meglio di quanto è avvenuto in altri ambiti e comparti ambientali, tanto da essere oggetto di studio in altri paesi.

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