[08/08/2008] Comunicati

Dove finirà la corsa olimpica della Cina?

LIVORNO. La Cina arriva alle Olimpiadi di Pechino con il sorriso stampato sulla faccia ed un annus horribilis dietro alle spalle, culminato con il terribile sisma del 12 maggio che ha devastato il Sichuan. La Cina ha voluto che con le olimpiadi si accendessero i riflettori sulla sua crescita infinita, per illuminare il cammino della sua veloce corsa verso "la società armoniosa". Ma la luce della fiaccola partita da Atene è penetrata anche negli angoli scuri della repressione interna e neocoloniale nel Tibet buddista e nello Xinjiang islamico, ed ha svelato la fragilità ambientale di uno sviluppo spinto che ha prodotto estesi inquinamenti dell´acqua e dell´aria, siccità persistenti e ondate di freddo glaciale, problemi giganteschi per l´ambiente e la salute pubblica.

A Pechino lo smog semi-permanete conquistato per far correre gli atleti è già un passo in avanti rispetto al fitto nebbione chimico che avvolgeva la città e nascondeva i grattacieli della crescita a due cifre. Siamo stati facili profeti a dire che nessuno si sarebbe potuto permettere di boicottare le Olimpiadi cinesi, e dietro il sorriso della cerimonia olimpica si può intravedere anche il ghigno soddisfatto degli autocrati comunisti che accolgono con sufficienza e falso sdegno le innocue proteste di Bush e Sarkozy, mentre stendono i tappeti rossi sui quali dovranno camminare i potenti del mondo per raggiungere la corte laboriosa del dragone nazional-comunista che ormai controlla e sorregge l´economia mondiale.

Ma i giochi olimpici hanno avuto ed avranno effetti anche sull´ambiente ad iniziare dai consumi di acqua altissimi per organizzarli ed un aumento dei consumi idrici del 30% per ospitarli che si riflette sulle assetate e siccitose province intorno a Pechino, con spostamenti di interi corsi d´acqua, come il Fiume Giallo, con conseguenze ancora non ancora comprensibili sull´ambiente e le risorse idriche di popolose province.

Le misure prese per permettere agli atleti di correre in una città almeno respirabile (divieti di circolazione per le auto inquinanti, targhe alterne e chiusura temporanea di fabbriche cittadine) sono effimere e passate le olimpiadi i pechinesi si troveranno a respirare di nuovo un´insana miscela con tracce di ossigeno e potranno tornare a fumare le sigarette ovunque e a mangiare nei kebab momentaneamente serrati e a fare benzina di scarsa qualità nei distributori in centro città che riforniranno nuovamente le 400 mila vecchie auto fatte sparire dalle strade e quelle nuove che aumentano in tutta la Cina al ritmo del 10% all´anno.

L´unica cosa che non ritroveranno sono gli antichi quartieri popolari spazzati via per far posto alle case dei ricchi ed alla speculazione popolare, ai negozi per turisti olimpici. Ma i riflettori e la tregua olimpica, l´ammirazione per lo spettacolo che comunque riusciranno ad imbastire i cinesi, oscureranno probabilmente quel che succede nel resto di questo grande Paese, diventato ormai il più grande inquinatore del pianeta, dove le condizioni ambientali delle tante metropoli e di intere province più grandi e popolose dell´Italia sono allarmanti e le condizioni di lavoro sembrano spesso quelle della prima rivoluzione industriale.

Secondo le stime del governo Bush, insospettabile di simpatie ambientaliste, entro il 2030 le emissioni di CO2 dovrebbero aumentare del 50% e il contributo maggiore verrà proprio dall´industria del carbone cinese. La società armoniosa del comunismo-turbocapitalista ordina di risparmiare energia, chiude fabbriche troppo inquinanti, fissa obiettivi di riduzione dei gas serra, batte ogni record di produzione di pannelli solari e fotovoltaici e turbine eoliche, ma nonostante lo sforzo arranca come un maratoneta sfiatato di fronte alle mille auto in più che ogni giorno arrivano sulle strade cinesi, mentre costruisce una centrale elettrica a carbone ogni settimana ed edifici grandiosi ed interi nuovi quartieri che sono una palese violazione delle norme del risparmio energetico che il governo centrale ha indicato.

Nemmeno lo Stato-mercato oligarchico riesce a mettere la museruola ad una crescita troppo rapida ed ai bisogni crescenti di un miliardo e trecento milioni di persone che hanno preso troppo sul serio lo slogan "arricchitevi" di Deng Xiaoping e che pensano ormai che sia un loro diritto raggiungere livelli di consumo occidentali.

La vittoria e l´assorbimento del nostro modello di sviluppo, più che la resa del maoismo, può diventare la nostra più grande sconfitta, con lo spostamento già in atto dell´economia mondiale ad est, e un disastro per le generazioni future se questa miscela di arretratezza asiatica e di sviluppo senza regole e diritti non terrà conto delle risorse ambientali finite.

In questo l´organizzazione dei giochi olimpici di Pechino sembra essere lo specchio della nuova sindrome cinese che percorre l´economia mondiale: decisioni rapide, senza riflettere troppo sulle conseguenze a lungo termine, che tiene conto dei benefici economici immediati e sorvola su diritti civili e stato dell´ambiente, in un Paese che nasconde i guasti della crescita dietro i diktat del partito comunista e le esecuzioni capitali e le campagne anticorruzione, ma scalfisce solo la dura scorza di uno sviluppo economico troppo potente per poter essere imbrigliato, anche da una dittatura benevola solo con la sua corsa.

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