[07/08/2008] Consumo

L´insostenibilità del mercato travolge pane e pasta

LIVORNO. «L´attuale livello dei prezzi al consumo di pane e pasta non trova più giustificazione nell´andamento del mercato delle materie prime, che da tre settimane ha iniziato una fase di discesa» dichiara il garante per i prezzi Antonio Lirosi, facendo già intuire quale saranno i toni dell’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico con i rappresentanti della filiera della produzione di farina, pasta, pane e semola. «Stiamo presentando un dossier, dal quale –ha continuato Lirosi - emerge che l´attuale livello dei prezzi non ha giustificazioni».

Gli fa da sponda la Coldiretti che sottolinea che il prezzo del grano di oggi è lo stesso di quello rilevato all´inizio dell´anno e che quindi non esiste nessun alibi dalle materie prime, per ulteriori aumenti dei prezzi del pane e della pasta al consumo.
Anzi, anziché di rialzo dei prezzi si dovrebbe casomai parlare di ribasso, sottolinea Lirosi: «Così come i prezzi al consumo di pane, pasta e derivati da ottobre a febbraio erano aumentati per fattori oggettivi, legati al rialzo delle materie prime, così quegli stessi fattori oggi impongono una immediata inversione di tendenza dei prezzi al consumo».

Ma come ha evidenziato anche il prezzo del petrolio rispetto a quello della benzina alla pompa, se un andamento al rialzo del greggio fa scattare una analoga ascesa del carburante, altrettanto non avviene quando il prezzo cala come sta appunto avvenendo in queste ultime settimane.

Con la conseguenza (positiva dal lato ambientale) che calano i consumi di carburante così come sono calati gli acquisti familiari di pane, che - sottolinea la Coldiretti - si sono ridotti del 2,5% in quantità mentre si registra una inversione di tendenza per la pasta che fa segnare un aumento dell´1,4% nel primo semestre del 2008, sulla base di dati Ismea Ac Nielsen.

A favorire la crescita dell´inflazione nell´agroalimentare, secondo la Coldiretti, sono soprattutto le distorsioni e i troppi passaggi esistenti nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale i prezzi moltiplicano e i centesimi si trasformano in euro.

Dello stesso avviso anche Confagricoltura , che ribadisce che i prezzi delle materie prime non sono responsabili degli aumenti che si registrano al consumo e che anzi la tendenza alla produzione, va verso una flessione dei ricavi per unità di prodotto, perché i costi di produzione sono aumentati grazie all’aumento del costo per l´acquisto dei fertilizzanti (quasi il 9% in più) e dei concimi, che costano il 60% in più rispetto all´anno precedente.

Quindi tutti concordi nel dire che il problema non è alla fonte, ma che va ricercato altrove. Che è poi come dire nel segmento della panificazione, che potrà addurre a sua volta gli aumenti dell’elettricità, del costo del lavoro e via discorrendo.

Ma allora dove sta il punto di origine dell’ aumento dei prezzi che ha visto in soli tre mesi le rosette aumentare del 21%, come ricorda l’osservatorio del Centro per i diritti del cittadino (Codici)?
«I nostri operatori - dichiara il Codici - hanno rilevato aumenti sorprendenti nel solo giro di tre mesi, soprattutto per alcune tipologia di pane. Eppure, in seguito alla normativa sulle liberalizzazioni, il settore della panificazione avrebbe dovuto godere di una maggiore concorrenza sia per quanto riguarda i prezzi che la qualità del pane».

Come spesso accade la verità starà senza dubbio nel mezzo, e il prezzo del pane non è che uno dei segnali (anche se forse il più suggestivo) di un’economia in crisi, grazie ad un modello che nonostante superato e che dimostra continue falle, rimane l’unico ad essere indicato come utile per la ripresa. Certamente anche il pane sarà tra gli articoli su cui ottenere sconti grazie alla social card, che il governo provvederà ad erogare alle fasce meno abbienti: i poveri come li appella (Robin) Tremonti.

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