[06/08/2008] Rifiuti

In India alle multinazionali non piace ritirare i Raee

LIVORNO. Anche la rampante India sta scivolando verso una crisi dell´e-wate, dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), causata dal fatto che la maggior parte delle multinazionali dell´elettronica, al contrario di quel che fanno (o meglio sono obbligati a fare) in alcuni Paesi sviluppati, non effettuano alcuna forma di ritiro dei loro prodotti a fine vita.

Il rapporto "TakeBack Blues: An Assessment of E-waste Takeback in India" rivela però che alcune aziende stanno già mettendo in atto meccanismi che potrebbero essere da esempio per una possibile risoluzione del problema: anche in assenza di una legislazione sul tema, marche indiane come Hcl e Wipro offrono in tutta l´Unione indiana ai loro clienti servizi di ritiro e riciclaggio delle attrezzature elettroniche obsolete.

Il rapporto, realizzato da Greenpeace India, analizza la posizione di ogni marchio rispetto all´Individual Producer Responsibility (Ipr), e la sua applicazione nel campo del ritiro dei rifiuti elettronici e dei prodotti destinati al funzionamento di computer, stampanti ecc. Secondo Abhishek Pratap, responsabile della campagna "toxic" di Greenpeace India, «I risultati di questo studio sono assolutamente sconvolgenti. Sembra che in India il ritiro dell´e-wast non sia assolutamente uno priorità per i global brands. Altrimenti come è possibile spiegare il comportamento irresponsabile di marche come Sony, Sony Ericsson, Toshiba, Samsung e Philips, che in India non dispongono di un qualsiasi servizio di ritiro?».

Greenpeace ha esaminato la politica e il comportamento in materia di Raee di 20 grande imprese dell´elettronica in India. Solo una multinazionale, Acer, e le due industrie indiane di cui abbiamo già parlato hanno un servizio di recupero della loro e-wast in India. Hcle e Wipro sono già molto più avanti dei loro concorrenti per quanto riguarda il ritiro dei prodotti obsoleti, esauriti o rotti in loco.
Grandi marchi come Nokia, LG Electronics e Motorola non sono in grado di fornire in India un servizio di ritiro davvero operativo. Leader di mercato come Hp, Dell e Lenovo, fanno soltanto greenwashing pubblicitario, ma in realtà il loro servizio di recupero e ritiro sul territorio è praticamente inesistente. Ad eccezione di Acer e Hcl, nessuna multinazionale ha dato il proprio sostegno alla necessità di una legge sui rifiuti in India.

Leggi sulla responsabilità dei produttori per i Raee che sono disposti a rispettare dove già esistono e dove magari sono ospitate le loro case-madri (Unione europea, Giappone, Corea, Taiwan e in diversi Stati Usa) ma che scansano come la peste dove possono.

Greenpeace India «si aspetta che aziende responsabili trattino i loro clienti nella stessa maniera in tutto il mondo, e che offrano servizi di ritiro e riciclo ovunque vengano venduti i loro prodotti, non solo nei Paesi dove questo è un obbligo di legge».

Un gruppo di aziende multinazionali ed indiane attive in India si sono impegnate a lavorare alla legislazione in corso di redazione che comprende anche il principio della responsabilità del produttore, cercando di introdurre nel subcontinente le migliori esperienze di imprese che già offrono servizi di recupero e riciclo dei rifiuti elettronici.

Occorre però fare presto perché nel 2007 in India sono state prodotte almeno 1.040 tonnellate di e-waste al giorno e sono finiti in discariche legali ed abusive computer, televisioni, telefonini. Una quantità che è destinata a raddoppiare nel 2012 raggiungendo le 800 mila tonnellate all´anno, con un tasso di crescita annuo del 15%.

Attualmente, in India solo il 3% dell´e-waste raggiunge riciclatori autorizzati, il resto si disperde nei rivoli tossici del riciclaggio abusivo, nei fuochi disseminati nelle vastità degli innumerevoli villaggi e nelle periferie delle metropoli indiane, minacciando l´ambiente e la salute di uomini, donne e bambini.

Abhishek Pratap dice che di fronte ad una situazione del genere «Le grandi marche che non hanno nessuna politica di ritiro in India devono immediatamente avviare tale servizio, senza perdere altro tempo. E per quelle il cui servizio di ritiro non funziona bisogna stringere il cappio. Queste misure devono essere sostenute da politiche basate sul principio dell´Ipr che riguarda l´intero ciclo di vita di un prodotto».

Torna all'archivio