[06/08/2008] Energia

Crisi energetica, l´Enea non ci salverà

ROMA. Non c’è molto da aggiungere alle critiche, argomentate e puntuali, che Lucia Venturi ha portato, su questo giornale, al rapporto Ambiente Energia dell’Enea, se non una riflessione politica sul ruolo del nostro principale ente di ricerca energetica. In questa vicenda abbiamo avuto l’ennesima conferma di quanto sia urgente una profonda riforma dell’Enea, che ne ridefinisca la missione e ne rinnovi radicalmente il gruppo dirigente. Senza questo intervento riformatore si rischia di disperdere un importante patrimonio di competenze e professionalità, proprio nel momento in cui ce n’è più bisogno, cioè nel pieno della sfida posta dal cambiamento climatico.

L’Enea, senza la necessaria autonomia, subalterna e lottizzata dal sistema dei partiti, in particolare quelli che governano, non è sicuramente in grado di fornire al paese ciò di cui necessita: un progetto di uscita dalla dipendenza dal petrolio, più in generale dai combustibili fossili, senza tornare al nucleare, ma puntando ad una decrescita dei consumi energetici (da realizzare con politiche di efficienza e sufficienza) e sviluppando le fonti rinnovabili. Questo è ciò che serve se si vuole essere all’altezza della sfida e dei problemi che il cambio di clima sollecita. Ciò che colpisce è la tempestività dell’operazione e soprattutto l’obbedienza al governo che da essa emerge.

Da mesi siamo bombardati da una campagna a favore del nucleare, che i ministri di questo governo conducono con ogni mezzo e soprattutto raccontando molte balle, a cui però ancora mancava un autorevole sostegno tecnico-scientifico, che, puntualmente, è arrivato dall’Enea col rapporto. Non sorprenda positivamente che in esso si parli di ambiente ed energia, di efficienza e rinnovabili e neppure che finalmente le proposte avanzate abbiano come riferimento gli obiettivi di riduzione dei gas serra decisi dall’Europa (le tre venti).

La sostanza dell’operazione è sdoganare il nucleare come la sola alternativa credibile e non climalterante al petrolio. Oltre che appiattita sul governo, l’Enea si è dimostrata anche molto esosa. Il suo è un appoggio assai interessato, visto che il si al nucleare è accompagnato dalla richiesta che gli vengano affidate le necessarie e costosissime ricerche con le quali garantire che l’atomo italiano disporrà dei migliori e più sicuri reattori. Ciò che colpisce e lascia perplessi è la mancanza di una reazione da parte di chi ha la responsabilità di condurre l’opposizione. Non si vedono tracce, né preparativi, di una mobilitazione contro il nucleare, né sembra sia avvertito il profondo attacco alla democrazia che c’è nella decisione di rilanciarlo, fregandosene del referendum che l’abolì ed infine nessuno suggerisce una riflessione sullo stato dei nostri enti di ricerca energetica.

Continuare a pensare che l’Enea sia utilizzabile nella lotta al cambiamento climatico, senza una sua profonda riforma che ne rafforzi l’autonomia e ridefinisca la missione, è un errore che può pregiudicare l’efficacia di quella lotta. Non basta infatti elaborare un bel progetto energetico se non si indicano i mezzi e gli strumenti con cui si intende realizzarlo. Non si andrà da nessuna parte continuando a pensare che saranno l’Enea, l’Enel e l’Eni, e i loro attuali dirigenti, Paganetto, Conti e Scaroni, che passano indenni da un governo all’altro, a portare il paese fuori dal petrolio, carbone e nucleare spingendolo verso efficienza, sufficienza, rinnovabili e democrazia energetica. Averlo presente anziché chiamarli ai convegni importanti sarebbe già un passo avanti.

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