[04/08/2008] Parchi

Bilancino, Arpat: «Ecosistema lacustre in discrete condizioni ma fragile»

FIRENZE. Dei pregi della diga di Bilancino sotto il profilo ambientale greenreport ha parlato più volte. Ad ormai quasi 10 anni dalla inaugurazione ufficiale della diga, avvenuta nel 1999, il lago di Bilancino (denominato il lago di Toscana), ha acquisito un’importanza notevole anche dal punto di vista economico e sociale per la zona del Mugello. Il lago è frequentato dalla popolazione della zona e delle città circostanti come zona ricreativa e aggregativa, dove è possibile praticare vela, canoa e windsurf, oltre alla balneazione. Inoltre da un punto di vista ecologico, il lago ha consentito la creazione dell’Oasi di Gabbianello, fondamentale area naturale per la protezione della biodiversità, degli ambienti umidi.

Secondo quanto riferito da Arpat sono due le potenziali minacce per l’equilibrio futuro dell’ecosistema lacustre: la prima è rappresentata dalla diffusione di Dreissena polymorpha, conosciuta comunemente come “cozza zebrata”, specie alloctona originaria del Mar Caspio, che è stata definita dall’Iucn (International Union for Conservation of Nature) “una delle 100 peggiori specie aliene invasive al mondo”, a causa degli effetti negativi che la sua crescita provoca negli ecosistemi lacustri e per il danno economico che è in grado di produrre. La seconda minaccia è rappresentata dai lavori per la realizzazione della Variante di Valico, che potrebbero costituire un elemento di rischio, a causa del dilavamento delle aree interessate dalle lavorazioni in atto.

L’attività di monitoraggio quindi, come è facile intuire, è fondamentale. Recentemente Arpat ha reso noti i dati relativi agli anni 2004-2006 (seconda pubblicazione, la prima ha riguardato il periodo 2002-2003) che fotografano da diversi punti di vista la qualità ambientale dell’ecosistema lacustre. Le indagini dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale hanno riguardato quanto previsto dalla normativa allora vigente (D.Lgs. 152/99): classificazione dello stato ecologico ed ambientale, potabilizzazione, balneazione e vita dei pesci. Dal 2003 è stato avviato poi un progetto speciale con monitoraggio di 5 stazioni all’interno dell’invaso e, per la verifica di eventuali apporti inquinanti provenienti dal bacino idrografico, sono stati monitorati 5 immissari (torrenti Lora, Stura, Sorcella, Tavaiano e fiume Sieve).

Inoltre nel periodo 2003-2005 è stata attiva una stazione automatica (boa profilatrice), che permetteva la determinazione giornaliera dei parametri di base ossigeno, temperatura, pH, potenziale redox e conducibilità. Infine è stato analizzato anche il fitoplancton lacustre. Vediamo in sintesi risultati. Lo stato ecologico dell’invaso (indice Seca) è stato classificato nella classe sufficiente, quasi per tutto il periodo. Soltanto nel 2006 la maggiore presenza di clorofilla “a” ha portato all’attribuzione della classe 4 (Seca scadente). Riguardo allo stato trofico, si rileva una condizione complessiva di mesotrofia (cioè con quantità moderate di sostanze nutrienti e moderata produttività in termini di vita animale e vegetale acquatica). Per quanto attiene la balneazione le indagini hanno confermato la conformità delle acque alla normativa dettata dal Dpr 470/82, che si riferisce ai parametri di colorazione, trasparenza, ossigeno disciolto, pH, oli minerali, fenoli, sostanze tensioattive, coliformi totali, coliformi fecali e streptococchi fecali, mentre è stato invece rivelato un peggioramento della qualità delle acque destinate alla potabilizzazione, legato al parametro temperatura.

Da Arpat informano che per quanto riguarda i fitofarmaci, le sostanze attive ricercate sono oltre un centinaio, distribuite fra varie classi di attività fitoiatrica (erbicidi, fungicidi, insetticidi) e classi chimiche (organoclorurati, organofosforati, triazinici, cloroacetanili). Su un totale di 10 prelievi si registrano 3 casi con quantità misurabili di terbutilazina (erbicida triazinico di diffuso impiego) in concentrazione pari a 0,02 μg/L. I valori riscontrati sono tuttavia inferiori ai valori limite per le acque destinate al consumo umano (0,1 μg/L).

«I risultati confermano quanto già rilevato nella precedente indagine e sembrano indicare una situazione non critica, almeno per le sostanze indagate, sotto l’aspetto dell’apporto inquinante di residui di prodotti fitosanitari utilizzati nelle pratiche agricole» commentano da Arpat. Sostanzialmente buona (ma con variazioni stagionali) la qualità biologica dei torrenti immissari. Complessivamente quindi un ecosistema lacustre in discrete condizioni ma anche fragile e che necessita di continue attenzioni ed investimenti per il miglioramento qualitativo e l’attività di monitoraggio.

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