[04/08/2008] Trasporti

Aeroporti e...campanili

LIVORNO. Un’inchiesta pubblicata oggi sul Giornale prende in esame il settore aeroportuale italiano, evidenziando quanto costa ai contribuenti la corsa a realizzare sempre più aeroporti, anche in zone “già coperte”: scali che necessitano di fondi e finanziamenti per nascere e poi in molti casi anche di ulteriori aiuti per galleggiare in bilanci in perdita. Del resto è anche vero che il traffico aereo aumenta anno per anno e se si costruisce un aeroporto lo si fa perché si presuppone che ce ne sia la domanda (fortemente aumentata con la nascita dei voli low cost). Oppure si tratta dell’ennesima follia dell’Italia dei mille campanili, diventata oggi l’Italia delle mille torri di controllo, come sostiene Il Giornale.

La Toscana non è immune da questo fenomeno, lo sta a dimostrare il progetto di potenziamento dell’aeroporto di Ampugnano a Siena (sempre secondo il Giornale in tutto il 2007 vantava 1083 passeggeri): fortemente sospinto dal Monte dei Paschi, ma di cui si stenta a trovare una sua logica, in quanto inserito in un territorio di pregio dal punto di vista paesaggistico e culturale e nonostante questo vicinissimo a uno scalo in crisi di identità ma ancora importante come Peretola (Firenze), e all’aeroporto di Pisa, che invece pur avendo l’handicap di ritrovarsi ormai alle porte della città, fa segnare anno dopo anno incrementi di passeggeri da record.

Gina Giani è direttore commerciale e marketing della Sat Aeroporto di Pisa e a lei chiediamo un parere su questa situazione.
«I commenti sugli altri scali non li abbiamo mai fatti né intendiamo farli del resto il trasporto aereo è liberalizzato e quindi è naturale che ci sia una deriva campanilistica per quanto riguarda gli aeroporti. Poi quanto questa deriva costi, dal punto di vista ambientale ma anche economico, è sotto gli occhi di tutti: ognuno le conclusioni le tira da sé».

Anche un aeroporto regionale come quello di Pisa, i suoi impatti ambientali ce li ha eccome.
«Senz’altro. Però dobbiamo considerare una cosa: intanto che qua esisteva già un aeroporto militare e grazie all’apertura dello scalo civile, avendo un sistema unico di piste, Pisa continua ad avere un impatto negativo dal punto di vista ambientale, ma almeno ha un’importante compensazione a livello economico. Secondo le stime della Scuola Sant’Anna ogni milione di passeggeri crea 1200 posti di lavoro sul territorio».

Torniamo all’impatto ambientale. Come si muove l’aeroporto di Pisa sul fronte della sostenibilità?
«Noi siamo certificati Iso 14000, ma quello che ci contraddistingue davvero dal punto di vista ambientale è l’orientamento delle piste, tutte rivolte verso il mare: è vero che l’aeroporto è vicino alla città, ma il 70-80% delle operazioni vengono svolte sul mare e quindi soprattutto l’impatto acustico per i cittadini è ridotto al minimo. Avere un buon sito da questo punto di vista è condizione di sviluppo, non a caso dal 1997 abbiamo quadruplicato il nostro traffico, arrivando a sfiorare i 4 milioni di passeggeri, e la città quasi non si è accorta di nulla».

Eppure i progetti per nuovi scali spuntano come funghi, anche in Toscana…
«Noi difendiamo da sempre l’idea di aeroporto regionale e non a caso l’amministratore delegato di Sat Pier Giorgio Ballini è stato tra i fondatori del Forum of European Regional Airports. L’aeroporto regionale infatti è l’unica chance per collegare la mobilità locale a quella globale. Le persone oggi, soprattutto per i voli intraeuropei hanno bisogno del volo origine-destinazione senza inutili soste intermedie… la scelta degli hub per questo tipo di spostamenti a corto raggio si è rilevata fallimentare. Detto questo un conto sono gli interessi delle comunità dove i flussi arrivano, un conto è la mania di aprire ovunque c’è un campanile».

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