[31/07/2008] Aria

Canada, alla deriva un iceberg di 18 km quadrati: tutto come previsto

FIRENZE. E´ notizia di ieri la separazione di un’isola di ghiaccio di 7 miglia quadrate (18 kmq) dal grosso del tavolato di Ward Hunt. Ma il fenomeno era del tutto previsto. Con le sue 170 miglia quadrate (440 kmq) e uno spessore di 130 piedi (40 m), il tavolato di ghiaccio Ward Hunt (isola di Ellesmere - nord Canada) è tra i più grandi presenti nel mar glaciale Artico. Fin dal 2000 è stata istituita una missione di ricerca coordinata dalle università del Quebec e dell’Alaska, col compito di studiare, oltre all’evoluzione locale della banchisa, anche il lago temporaneo (epi-shelf lake) che si era in precedenza formato allo sbocco del fiordo Disraeli: in conseguenza del blocco della foce del fiordo da parte della banchisa e della minore densità dell’acqua di scioglimento dei ghiacci rispetto all’acqua marina, si era formato un accumulo di acqua dolce (più di 40 metri sui 400 di profondità del fiordo) che aveva dato vita ad un ecosistema molto particolare.

La missione di studio, coordinata da Derek Mueller, Warwick Vincent e Martin Jeffries, ebbe improvvisamente termine nel 2002 allorché, in conseguenza di una frattura nel ghiaccio, il lago temporaneo si svuotò in mare, riversando una quantità d’acqua dolce che è stata calcolata come equivalente alla portata di alcune settimane delle cascate del Niagara.

Ma la missione cambiò semplicemente oggetto di studio: i ricercatori cominciarono ad analizzare la frattura che aveva spaccato in due la piattaforma, avendo ben presente che la superficie dell’intero tavolato di Ward è «in costante diminuizione fino dagli anni ’30 del secolo scorso», come ha dichiarato ieri all’agenzia Canadian Press lo stesso Derek Mueller, attualmente Associato presso la Trent university dell’Ontario. Lo staff di ricerca si aspettava quindi significativi distacchi di iceberg dalla piattaforma negli anni successivi al 2002.

Secondo Mueller, l’evento di ieri non è direttamente ascrivibile al surriscaldamento globale, ma è coerente con esso in quanto il processo sembra «a senso unico: la tendenza climatica non spinge verso una ricrescita della superficie del tavolato». Anzi, è stata già individuata, sempre nella zona dell’isola di Ellesmere, la prossima “vittima designata”: si tratta del Tavolato di Serson, che adesso è «circondato dall’acqua», e quindi prossimo al collasso, secondo lo staff di ricercatori, secondo i quali «non sarebbe sorprendente che adesso accada qualcosa alla Serson ice shelf».

Il tipico evento che potrebbe rappresentare una ulteriore prova inconfutabile del Global-warming, se solo avessimo serie storiche di dati sufficientemente ampie, cosa che oggi non è: le misurazioni satellitari della superficie dei ghiacci sono state rese disponibili solo dal 1978, e i proxy per le condizioni precedenti sono ancora in parte a livello sperimentale.

Resta comunque significativo, più che l’evento in sé (si ricorda anche il distacco della piattaforma di Ayles, per 55 kmq, nel 2006), il fatto che esso era stato ampiamente previsto, come riportato, fin dal 2002, e il suo configurarsi quindi come evento “coerente” con il surriscaldamento globale. Ricordiamo anche che nel quarto rapporto Ipcc si osserva che, a livello globale, il 94% dei cambiamenti riscontrati nei sistemi fisici (come ad esempio le rilevazioni nivo-glaciologiche) e il 90% dei cambiamenti nei sistemi biologici sono «in accordo con un riscaldamento del clima».

Per quanto riguarda la banchisa (cioè il ghiaccio marino) nella sua totalità, l’emisfero boreale è attualmente in deficit di circa 1,2 milioni di kmq rispetto alla media 1979-2000, mentre l’estensione dei ghiacci marini australi è attualmente in perfetta media, dopo un anno in cui si sono avute significative anomalie positive: ciò però non deve far illudere, in quanto un aumento dei ghiacci antartici è anch’esso “coerente” col surriscaldamento globale in conseguenza di un aumento delle precipitazioni nevose locali, come ampiamente discusso nel quarto rapporto Ipcc.

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