[31/07/2008] Parchi

Nei geni dei tritoni polacchi la salvezza per gli anfibi del pianeta?

LIVORNO. Il 2008 è stato dichiarato Year of the frog (anno delle rane) e forse una prima buona notizia per gli anfibi c´è davvero: la rivista Molecular ecology ha pubblicato i risultati di uno studio finanziato dalla Alexander von Humboldt Foundation, che potrebbe riuscire a fermare l´estinzione di intere specie di anfibi in tutto il mondo.

Le rane e gli altri anfibi sono un elemento indispensabile dell´ecosistema planetario, veri e propri indicatori della qualità globale dell´ambiente, ma circa il 50% delle specie di anfibi è a rischio di estinzione, la causa maggiore pare la propagazione ad una velocità senza precedenti di malattie infettive, come la Chytridiomycosi, causata da funghi, in particolare il Batrachochytrium dendrobatidis, che è originario dell´Africa del sud e che è stato introdotto in nuovi habitat e si è propagato lungo i corsi d´acqua in molte aree del pianeta, entrando in contatto con gli anfibi, rivelandosi una minaccia mortale e impossibile da contenere in natura.

Una volta infettati, rane, raganelle, rospi, salamandre e tritoni, diventano veri e propri vettori e ricettori di altre malattie epidemiche per gli anfibi. Solo una minoranza degli anfibi sembra resistere a questi funghi, sia allo stato larvale che nella fase adulta e alcuni di questi animali sembra essere praticamente immuni, come ad esempio l´infestante rospo delle canne (Bufo marinus), la rana toro americana (Lithobates catesbeianus) e lo xenopo liscio o rana unghiata africana (Xenopus laevis) dell´Africa australe.

La soluzione per fermare la rapida estinzione delle rane potrebbero averla trovata i ricercatori polacchi dell´università Jagiellonian di Cracovia, che hanno caratterizzato l´impronta genetica degli anfibi e, spiega il bollettino scientifico dell´Unione europea Cordis, «hanno trovato più di un locus complesso maggiore di istocompatibilità (Major Histocompatibility Complex o Mhc) classe due in un anfibio caudato. Questi geni sono vitali per il sistema auto-immunitario degli anfibi in quanto producono proteine fondamentali per combattere un attacco patogeno. Questo significa che i geni sono in grado di riconoscere e combattere le malattie man mano che si presentano».

Fino ad oggi non si sapeva molto sulle difese immunitarie degli anfibi e prima che gli scienziati polacchi studiassero diverse popolazioni di tritone alpino (Mesotriton alpestris), si pensava che il gene Mhc non fosse molto importante. Lo studio pubblicato da Molecular Ecology rovescia questa teoria.

Il tritone alpino è la prima specie di anfibio urodelo europeo nel quale sia stato studiato il Mhc e il primo in cui è stato trovato più di un Mhc locus II. La ricerca si è basata anche su studi precedenti sul Dna che avevano mostrato come la popolazione del tritone alpino polacco aveva raggiunto un alto livello di diversità genetica relativamente velocemente nei suoi 10.000 anni di storia.

Quindi gli anfibi (e l´uomo) hanno un nuovo alleato contro la loro silenziosa lotta contro l´estinzione e la perdita di biodiversità.

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