[29/07/2008] Consumo

Quando le buone pratiche si fanno, ma non si dicono

LIVORNO. Spesso si accusano le aziende di attivare buone pratiche ecologiche unicamente per motivi di immagine. Noi abbiamo detto più volte che questo non è assolutamente un problema, ma un fenomeno positivo, così come sono positivi per esempio, nonostante tutto, gli sforzi messi in atto dal governo cinese per rendere un po’ più respirabile l’aria durante le olimpiadi (come afferma anche Greenpeace in un altro pezzo, se le olimpiadi non fossero state fatte, la situazione sarebbe comunque peggiore di quella di oggi).

Senza dimenticare che invece molto spesso le pratiche ecologiste sono in realtà veri e propri investimenti che rendono immediatamente dal punto di vista economico, soprattutto quando di tratta di migliorare per esempio l’efficienza dei processi produttivi e il risparmio di energia e di materia.
E non è raro quindi incappare in decisioni e azioni prese da aziende che anticipano i tempi lentissimi delle decisioni dei governi (quando vengono prese).

Non solo. Perché accanto a casi in cui vere e proprie campagne pubblicitarie vengono impostate sull’ecologismo (la più recente che viene in mente è quella dell’acqua San Benedetto, che in questi giorni magnifica i suoi miglioramenti nell’utilizzo di minore materia prima ed energia per confezionare le proprie bottiglie – che restano comunque contenitori di plastica, destinati a finire in un inceneritore, una discarica, o nel migliore dei casi ad un impianto di riciclo della plastica se raccolte in modo differenziato) ce ne sono molti altri in cui le buone pratiche ambientaliste neppure vengono sottolineate dall’azienda, sintomo questo di una scarsa sensibilità e conoscenza della comunicazione ambientale.

Il primo esempio pratico da citare sono i traghetti che in questi giorni solcano i mari stracarichi di vacanzieri con auto al seguito. Sui traghetti della Moby (probabilmente lo fanno molte altre compagnie) diretti in Sardegna, caffè e bibite sono servite in bicchieri di carta e non di plastica e basta immergersi con maschera e pinne nei nostri mari, anche i più trasparenti, per capire quanto importante sia una scelta del genere di fronte alla distesa che già oggi troviamo di bottiglie, bicchieri e buste di plastica che resteranno impigliati nei fondali per centinaia d’anni prima di essere riassorbite dall’ecosistema.

Eppure sul Moby non c’è una riga per spiegare la scelta con motivazioni ambientaliste e il sospetto è che sia solo un caso fortuito, visto che la carta si sposava meglio a rappresentare le figure di Will Coyote e compagnia cartonante che animano fiancate e interni di queste navi.

Esempio molto più locale, ma altrettanto significativo. Mentre ogni tanto si legge di consorzi di feste paesane che abbandonando piatti e bicchieri di plastica e talvolta anche di incentivi pubblici per acquistare grandi lavastoviglie da affittare nelle varie sagre vicine, ce chi lo fa per conto suo e anche in questo caso non lo pubblicizza affatto: vedi la sagra del coniglio di Parlascio, Pisa (ma è ovviamente solo uno di tanti casi che potremmo citare), che da 30 anni serve le sue pietanze in stoviglie rigorosamente lavabili, così come lavabili sono addirittura le tovaglie di cotone, ormai sempre più rare persino nei ristoranti.

Dal particolare al globale, con una multinazionale del benessere e dello sport come la francese Decathlon che ormai da diversi mesi offre (ovviamente a pagamento) ai propri clienti unicamente shopper in bioplastica, buone una volta giunti a casa per raccogliere l’organico da gettare poi nella compostiera o nel bidone della raccolta differenziata destinato all’umido.
Anche in questo caso, nulla per reclamizzare una scelta coraggiosa (magari lo avranno fatto, almeno in Francia, nel momento in cui lanciarono l’iniziativa), che anticipa quasi tutti gli altri distributori (che lasciano magari al cliente la possibilità di scegliere quale busta comprare) ma che anticipa soprattutto le normative nazionali che nei vari Paesi hanno fissato a date più o meno vicine l’eliminazione degli shoppers non biodegradabili.

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