[22/07/2008] Comunicati

Il X rapporto sull´economia rurale toscana

FIRENZE. Decimo Rapporto su economia e politiche rurali in Toscana, redatto da Irpet in collaborazione con Arsia. Il rapporto, presentato stamani a Firenze, è diviso in quattro settori (sistema rurale regionale, filiere, politiche di sviluppo agricolo-rurale, a cui si aggiunge per la prima volta uno spaccato specifico dedicato alle produzioni di qualità), e vuole fornire uno strumento di analisi sia dei dati congiunturali, sia di quelli strutturali, un mese dopo la chiusura dei bandi per il Piano di sviluppo rurale (9000 domande, di cui 4000 per investimenti e 1500 per primi insediamenti da parte di giovani imprenditori) e in attesa del Piano agricolo regionale che dovrebbe essere prodotto entro fine anno.

A fronte di una crescita del Pil regionale dell’1,4% (con una drastica frenata nell’ultimo trimestre), e davanti a previsioni di crescita minime sia per il 2008 (+0,5) sia per il 2009 (+1,1), il valore aggiunto del comparto agricolo si ferma (+0,3%), e quello dell’industria agro-alimentare cresce solo dello 0,8%. Nel complesso il Pil del sistema agro-alimentare (costituito per il 62% da agro-silvicoltura e pesca e per il 38 dall’industria alimentare) è pari a 3 miliardi di euro, costituendo il 3,3% del totale regionale e il 5,5% del valore prodotto a scala nazionale per il settore.

Per quanto riguarda la produzione lorda, essa ammonta a 2383 milioni di euro, con una crescita dell’1,4% per quantità e del 4.4% dei prezzi: va però detto che la crescita del prezzo al dettaglio non è accoppiata all’aumento della redditività per i produttori, mentre va in buona parte a vantaggio della distribuzione, a causa principalmente dell’aumento dei prezzi dei carburanti. A questo proposito il presidente di Cia Giordano Pascucci ha chiesto alla Regione di approfondire «l’emergenza redditi» che caratterizza il settore. La redditività delle imprese è influenzata anche dalla sempre maggiore incidenza della grande distribuzione (GDO) nella commercializzazione dei prodotti agro-alimentari: ciò da una parte costituisce fattore dirimente dello sviluppo del settore agricoltura di qualità (biologico, colture tipiche, marchio Agriqualità, Dop e Igp), che è connotato da forti prospettive verso una maggiore integrazione con la grande distribuzione, ma dall’altra parte spinge al ribasso – appunto – i redditi delle 46000 imprese toscane.

Più specificatamente, la produzione lorda vede una forte crescita del settore cerealicolo (+17,9% rispetto al 2006, associato ad un aumento dei prezzi di uno stupefacente 27,7%) e in generale delle coltivazioni erbacee (+9%) e foraggere (+4%), mentre si evidenzia un forte calo della produzione vitivinicola (-17,2%, ma con una crescita dei prezzi dell’11,5%) e una drastica crisi del settore olivicolturale, che a causa di fattori sia climatici sia biotici (infestazione di Bactrocera oleae, peraltro in forte connessione con l’andamento climatico) perde il 17,1% in produzione ma anche il 6,8% in termini di prezzi. Riguardo a ciò, il presidente del Consorzio Olio Toscano Fabrizio Filippi ha successivamente dichiarato che «per l’IGP Toscano il 2008 sembra promettere una buona produzione, grazie ad un andamento climatico che ad oggi è stato confortante ed ha premesso una buona crescita delle olive, in qualità oltre che in quantità». Ma «il pericolo mosca non è ancora passato, ed anzi sarà proprio il prossimo mese di agosto a dire l’ultima parola sulle produzioni e la nuova raccolta».

Il Presidente della regione Claudio Martini ha puntato l’attenzione su un’economia agricola il cui rallentamento, come detto, si instaura in un quadro di rallentamento generale della crescita economica. «La produzione industriale – ha detto - crolla in tutto il paese, la situazione dei consumi è difficile, gli stessi saldi non hanno avuto successo, e il dato di fiducia dei consumatori è il più basso della storia recente del paese». Ma i principali problemi da affrontare riguardano il «rafforzamento delle tendenze innovative, la semplificazione amministrativa, il rapporto tra agricoltura, energia, territorio e ambiente, i problemi inerenti al reddito delle imprese, la questione agricola nel rapporto tra Toscana, Italia ed Unione europea».

In chiusura, Martini ha fatto un bilancio di questi 10 anni che sono passati dal primo Rapporto sull’economia rurale: «10 anni fa il dibattito era segnato da emergenze sanitarie – mucca pazza – e dalla distruzione di prodotti agricoli a causa della sovrapproduzione (pomodori, quote latte). Oggi a livello generale le emergenze sono diverse: riguardano la qualità, le filiere corte, il rapporto con il territorio: ciò deriva dalla crescita della domanda di qualità, e dalla maggiore considerazione data all’energia. Viviamo attualmente in una nuova dimensione: io non sminuisco certo il valore delle politiche regionali, ma occorre capire che alcuni grandi mutamenti dipendono dai cambiamenti climatici (che fra le altre cose causano forti sbalzi di produzione) e da un generale aumento dei prezzi, che causano difficoltà negli investimenti. E aggiungiamo, come già detto, i nuovi orientamenti energetici, di particolare interesse per il sistema agricolo globale a causa della produzione di biocombustibili. Quindi si evidenziano luci e ombre, spie rosse che vanno tenute sotto controllo: e dobbiamo stare attenti a mantenere la redditività del sistema agricolo, in modo che non sia schiacciato dal segmento distributivo». Martini ha indicato nel Psr, nel Piano regionale agricolo, nell’appoggio alle politiche di filiera e nel sostegno ad un’agricoltura sostenibile i principali strumenti di governo dell’attuale situazione dell’economia rurale regionale.

Torna all'archivio