[21/07/2008] Parchi

Parchi e aree protette ai privati? Prime reazioni...negative

FIRENZE. 23 parchi nazionali, 21 aree marine protette, 150 riserve statali, 500 tra parchi e riserve regionali, 50 aree umide: un totale di «circa 800 enti che vivono di risorse pubbliche», secondo dati presentati sabato dal ministro Stefania Prestigiacomo (Nella foto)al seminario di Symbola. «Dobbiamo ripensare alla gestione di queste aree. Non dico privatizzare i parchi: la proprietà deve essere pubblica, il controllo deve restare pubblico, ma si può discutere della gestione privata, ad esempio per fare la vigilanza, poichè gli enti riescono a stento a pagare gli emolumenti. Pensiamoci: si possono trasformare i parchi in fondazioni, in modo anche da dare alla popolazione una maggiore possibilità di fruire le aree protette, dove troppo spesso si fa solo salvaguardia. Su questo farò una proposta di legge. Altra questione riguarda il fatto che a volte si entra in un parco senza accorgersene nemmeno: per questo io credo che ci voglia un biglietto d´ingresso, come negli Stati Uniti: una piccola cifra (per esempio 5 euro), che contribuisca all´obiettivo per i parchi di rendersi autosufficienti».

Quindi in sintesi il ministro vuole privatizzare la gestione dei parchi, ridurne probabilmente il numero poichè – pur non esprimendosi esplicitamente a riguardo - ha dichiarato che «con tutti questi enti si rischia, come ministero, di doverci trovare a litigare con gli enti locali o di inviare commissari», e introdurre un biglietto d´ingresso che peraltro è già richiesto in alcuni parchi (es. il Sentiero dell´amore al parco delle 5 terre o a Pianosa nell´Arcipelago Toscano). Il ministro ha poi rilanciato la proposta (che sostiene avere l´appoggio dell´Anci) per la creazione di «quartieri ecologici» nelle periferie delle nostre città, tramite ammodernamenti basati sulla bioarchitettura e sul risparmio energetico.

Le reazioni, pur nella poca risonanza che la stampa generalista ha dato alla notizia, non si sono fatte attendere. Il vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri ha parlato di «soluzione farraginosa e inapplicabile: come potrebbero dei privati emettere dei piani intercomunali di gestione, quali alla fine sono i piani dei parchi? Come sarebbe possibile per una fondazione privata gestire terreni che nei parchi italiani sono spesso a loro volta privati? Come potrebbe interagire con le regioni? Il ministro Prestigiacomo sembra non conoscere la situazione dei parchi italiani: pare avere un´idea di parco simile ad una villa comunale o a una piccola area protetta locale. E invece in Italia abbiamo parchi che includono i comuni, gli agricoltori, le attività produttive. Riguardo al biglietto d´ingresso, a parte che in alcune realtà esso è già presente, come si potrebbe far pagare il biglietto d´ingresso in parchi come quello del Cilento, costituiti da 80 comuni?». Le proposte di Legambiente riguardano l´abolizione della Commissione di riserva per le aree marine, lo snellimento del Consiglio direttivo per i parchi con pochi comuni, e in generale una «sacrosanta manutenzione della 394: registriamo il funzionante e l´inefficiente, ma non smontiamo quel meccanismo che ha portato alla protezione dell´11% del territorio, eccellenza che tutto il mondo ci invidia».

Simile il parere del presidente di Legambiente Toscana Piero Baronti: «una volta i parchi nazionali nascevano su proposta del governo, e si scontravano con gli enti locali. Con la 394/91 sono stati fatti passi avanti verso il coinvolgimento dei comuni e della Pubblica amministrazione nel processo di costruzione, mentre proposte come quella sulla privatizzazione si scontrano con questo modello di crescita. Ciò comunque non esclude la necessità di un maggiore coinvolgimento dei privati nella gestione dei parchi (ad esempio per le sponsorizzazioni), ma una cosa è dire coinvolgiamo i privati e altro è privatizzare, sono cose diverse».

Perplessità sono state espresse anche dal presidente di Symbola e ministro-ombra dell´Ambiente, Ermete Realacci: «se parliamo di risorse aggiuntive per i parchi, allora siamo d´accordo. Mentre pensare di far gestire dei comuni a dei privati è inconcepibile, e la caratteristica dei parchi italiani è di contenere molti comuni. Per quanto riguarda il biglietto d´ingresso sono d´accordo col ministro, ma consideriamo che alcuni parchi hanno talmente tanti ingressi che per presidiarli servirebbero i marines. In parchi come l´Arcipelago toscano o le 5 Terre la cosa è più praticabile».

Federparchi, attraverso il suo presidente Matteo Fusilli, ha oggi rilasciato una dichiarazione per cui «la "rivisitazione totale" annunciata dal ministro potrebbe essere il passaggio tanto atteso e a lungo rivendicato dal mondo dei parchi, se non si accompagnasse ai tagli pesanti inferti dal decreto legge 112 alle capacità di funzionamento dei Parchi stessi e se non fosse incentrato su di un aspetto - quello dell´ipotesi di trasferimento della gestione a fondazioni private – che, al di là delle intricatissime questioni giuridiche che solleva, sembra segnalare la volontà di sgravare il pubblico di una responsabilità che invece gli spetta sempre e comunque, perchè riguarda la pianificazione del territorio e la tutela di beni inalienabili come le acque, le foreste, le coste, la flora e la fauna selvatiche». Per Federparchi l´auspicio e´ che «si sappia guardare ai parchi come ad una assicurazione sul nostro futuro ambientale e non come a una tassa (di miseri cinquanta milioni di euro all´anno) da pagare per dirsi ambientalisti.

Le aspettative delle comunità locali, rappresentate dai duemila Comuni e dalle ottanta province che hanno territorio protetto» - conclude Fusilli - «riguardano una rinnovata capacità dello strumento "Parco" di coinvolgere i poteri pubblici e i portatori di interesse nelle scelte, non certo quello di esserne allontanate o escluse».

E questa parte finale ci sembra la più significativa: anzitutto, a differenza dei parchi regionali dove i membri dell´Ente parco ricevono emolumenti, nei parchi nazionali gli unici a ricevere un (limitato) stipendio sono il direttore e il presidente. I bilanci dei parchi nazionali e delle Aree marine protette costano allo Stato circa 50 milioni di euro l´anno, come ricordato da Federparchi. Inoltre, appare ovvio che l´obiettivo di una fondazione è il lucro, e questo sembra decisamente in contrasto con gli obiettivi prioritari della 394/91 e addirittura abbiamo il dubbio che la proposta del ministro Prestigiacomo sia compatibile con gli articoli 9 e 117 della Costituzione. Infine, il dubbio prevalente riguarda l´impostazione stessa che si vuole dare alla gestione delle aree protette, una impostazione che invece di muoversi verso una maggiore partecipazione civica e amministrativa all´assestamento delle aree stesse sembra voler riportare il timone verso una nuova forma di centralismo: e questo appare in contraddizione anche con l´impostazione federalista e la stessa governance che - a parole – il Governo vuole perseguire anche nella politica territoriale e ambientale.

«Dalla gaffe di Tremonti, che un mese fa arrivò ad annullare tutti i nostri Parchi, siamo passati ora all’assurda proposta di privatizzazione avanzata dal ministro Prestigiacomo, provocazioni che dimostrano la profonda ignoranza del Governo Berlusconi in materia di ambiente e di biodiversità. Il ministro che parla di sprechi nei Parchi sbaglia indirizzo: nei parchi i Presidenti guadagnano cifre simboliche e i budget sono ridicoli. La verità è che con i tagli del Governo rischiano le nostre politiche di tutela». Così replica alla proposta del ministro Stefania Prestigiacomo il presidente della commissione Ambiente e Territorio del Consiglio Regionale Erasmo D’Angelis.

«I nostri Parchi – spiega D’Angelis - vanno valorizzati con la creazione di un Marchio per le produzioni tipiche e con una forte promozione che ne rilanci il ruolo e le attività in particolare nel settore del turismo naturalistico, ormai strategico per molti grandi tour operator internazionali. L’offerta complessiva della Toscana è importante: tre parchi nazionali, tre parchi regionali, tre provinciali, 31 riserve dello Stato, 42 riserve provinciali, più 52 aree naturali protette di interesse locale, oasi Wwf e Lipu, centri e rifugi come l’oasi di Galceti per una superficie complessiva di 225 mila ettari, il 12 per cento del territorio regionale. La Toscana è la regione dei parchi più belli d’Europa e questa ricchezza deve diventare valore aggiunto per l’economia dell’intera Regione».

“Stiamo predisponendo – aggiunge il presidente della Commissione Ambiente e Territorio - una nuova legge regionale per le aree protette che ci permetterà di migliorare le sinergie tra Parchi e territorio e di affrontare le emergenze come il clima, l’inquinamento, gli insetti killer per ridurre i danni e tutelare la biodiversità: è su questo che si devono misurare anche le politiche nazionali. Purtroppo – conclude D’Angelis - questo Governo non perde occasione per confermare la mancanza di politiche ambientali e i tagli indiscriminati ad un sistema ambientale protetto, che in Toscana presenta un indotto di diversi milioni di visitatori l’anno”.


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