[18/07/2008] Energia

Il No al nucleare riparte della vecchia centrale di Trino Vercellese

LIVORNO. Mentre le "magnifiche" centrali francesi danno cattiva prova di sé, proprio mentre riparte nel mondo il battage sul nucleare sicuro, indispensabile e che ci salverà dall´effetto serra, nel vicino Piemonte la preoccupazione è tutta per l´annunciata di una "nuova" centrale nucleare al posto del ferrovecchio che è ormai quella di Trino Vercellese.

Legambiente, dopo i blitz davanti alle vecchie centrali "costiere" di Lazio e Campania ed il no alla folle idea di realizzarne una a Pianosa, nel parco dell´Arcipelago toscano, domani raduna di nuovo il popolo No Nuke in Piemonte in Piemonte, davanti alla ex centrale "Enrico Fermi" di Trino (Vc) per ribadire i motivi della contrarietà di un ritorno dell´atomo in Italia.

La manifestazione a Trino è organizzata dal Cigno verde insieme a Gruppo "Senza sede" di Trino, Centro del Sole di Verbania, Comitato antinucleare di Bosco Marengo, Forum Ambientalista del Piemonte, Gruppo ambientalista "Salix alba" di Saluggia, Pro Natura del vercellese, Pro Natura Piemonte. L´appuntamento è per le 15.00 in piazza Dante a Trino, davanti alla stazione ferroviaria

«Quella di domani – dice Vanda Bonardo, presidente di Legambiente Piemonte – sarà una manifestazione corale dove non ci sarà solo Legambiente a ribadire l´assurdità del progetto del Governo, ancora fatto solo di annunci eclatanti e poche risposte concrete, di riavviare la produzione di energia nucleare nel Paese. Investire per la realizzazione di nuove centrali nucleari significa di fatto rinunciare allo sviluppo delle fonti pulite e all´aumento dell´efficienza necessari per la riconversione sostenibile del sistema energetico nazionale».

Il Cigno verde ricorda che «tutti gli studi internazionali hanno dimostrato come il nucleare sia la fonte energetica più costosa e meno competitiva. Il costo per la produzione di un kWh dal nucleare, infatti, resta il problema dei problemi, su cui si continua solo a fare tanta propaganda. Per non parlare delle criticità legate all´approvvigionamento del sempre più scarso uranio fissile e alla gestione e smaltimento delle scorie, questione ancora irrisolta in tutto il mondo».

Per questo secondo Legambiente bisogna scegliere subito e in maniera lungimirante la strada delle rinnovabili, anche per evitare le pesanti sanzioni previste se non si rispettano gli accordi internazionali sulla lotta ai cambiamenti climatici. Secondo il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, «Il nucleare non ha risolto i suoi problemi di sempre, la sicurezza e la gestione millenaria delle scorie per primi. Solo per progettare ed avviare lo smantellamento dei vecchi e pericolosi impianti ci sono volute decine di anni, per non parlare del fatto che ancora oggi paghiamo il costo di queste operazioni. Altri aspetti non secondari da chiarire – ha continuato il presidente di Legambiente - sono quelli che riguardano la "generazione" dei reattori. Il ministro Scajola parla di nuova generazione, lasciando intendere che si sta parlando della "quarta", ma sa bene che questa è ancora in una fase embrionale e che se tutto va bene impianti di questo tipo saranno disponibili tra 20-25 anni. Se davvero il Governo vuole una prima pietra entro i prossimi cinque anni, allora sta parlando della terza generazione, quella che non ha fatto passi avanti in termini di sicurezza e che oggi l´Europa sta generalmente smantellando».

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