[16/07/2008] Consumo

Pesca: nuovo regolamento per la raccolta, la gestione e l´uso di dati

LIVORNO. Per l’attuazione della politica comune della pesca, la Commissione europea (con regolamento pubblicato in gazzetta ufficiale europea di ieri 15 luglio) specifica le modalità per la raccolta, la gestione e l’uso di dati “allo scopo di creare una solida base per la realizzazione di analisi scientifiche in materia di pesca e consentire la formulazione di pareri scientifici affidabili per l’attuazione della politica del settore”.

Gli Stati membri dunque dovranno elaborare programmi nazionali pluriennali per la raccolta, la gestione e l’uso dei dati conformi al programma comunitario pluriennale redatti su modelli, orientamenti definiti dal comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (Cstep) e su moduli finanziari forniti dalla Commissione. Dovranno poi presentarli (per via elettronica) con sufficiente anticipo alla Commissione affinché possa adottare a tempo debito le decisioni finanziarie per l’esercizio successivo ossia entro il 31 marzo dell’anno precedente il periodo di attuazione del programma. Ma per il primo periodo che riguarda gli anni 2009-2010, i programmi nazionali dovranno essere presentati entro il 15 ottobre 2008.

E successivamente gli Stati dovranno riferire in merito alla realizzazione dei rispettivi programmi nazionali ovvero presentare (per via elettronica) la relazione annuale entro il 31 maggio di ogni anno successivo all’anno di attuazione del programma nazionale

Quindi i programmi conterranno le azioni previste e ripartite per modulo e per sezione non solo in conformità del programma comunitario pluriennale, ma anche in base alle regioni di appartenenza (Mar Baltico, Atlantico settentrionale, Mar Mediterraneo e Mar Nero, altre regioni in cui operano pescherecci comunitari, regolamentate da organizzazioni regionali di gestione della pesca di cui la Comunità è parte contraente o osservatore). Dovranno poi riportare i dati analitici; una descrizione particolareggiata delle strategie di campionamento applicate e delle stime statistiche effettuate, in modo da poter valutare il livello di precisione e il rapporto costo/precisione. Dovranno pure contenere gli elementi atti a dimostrare il coordinamento dei programmi nazionali all’interno della stessa regione e la ripartizione dei relativi compiti tra gli Stati membri interessati.

E sempre per garantire il coordinamento a livello regionale delle attività degli Stati membri e, ove possibile, la ripartizione dei compiti tra i vari programmi nazionali l’Ue prevede le riunioni di coordinamento regionale. Le riunioni hanno anche lo scopo di formulare raccomandazioni per una migliore integrazione dei programmi nazionali e per la suddivisione dei compiti tra gli Stati membri.

Mentre per garantire il coordinamento fra lo Stato e la stessa Commissione l’Ue prevede la designazione (da parte dello Stato) di un corrispondente nazionale che funge da punto di contatto per lo scambio di informazioni tra l’organo comunitario e gli Stati membri.

La politica comune della pesca è stata avviata nel 1970 ma non è stata mai davvero in grado di regolamentare la gestione di attività che sfuggono ai controlli e che deve fare i conti, come hanno recentemente sottolineato Iucn e Fao, con un’attività di pesca “nera” che raggiunge anche il 70% del pescato.

Nel 2003 la Commissione Europea ha lanciato la nuova politica comune della pesca (Pcp), proprio per conservare gli stock ittici, la biodiversità e l´ambiente marino, cercando di salvaguardare specie “non commerciali” (o meglio non più) come tartarughe, uccelli e mammiferi marini, attraverso il mantenimento di una flotta peschereccia europea sostenibile e garantendo la qualità del pescato. Per realizzare questi obiettivi, l’Ue si è dotata del Fondo europeo per la pesca (Fep), con un bilancio di 3,8 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. Ora, con l’emanazione di nuove regole, cerca di fornire strumenti per una attuazione univoca e coordinata nel territorio europeo.

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