[15/07/2008] Parchi

Wwf e Legambiente: «pessimo il piano faunistico venatorio della provincia di Firenze»

FIRENZE. La provincia di Firenze ha approvato il Piano faunistico venatorio senza le osservazioni delle associazioni ambientaliste. «É avvenuto - spiegano Legambiente e Wwf - perché la documentazione è stata fornita con molto ritardo. Impossibile dunque rispettare i termini di consegna. Fatto sta che alla fine il Consiglio provinciale non ha accolto nessuno dei suggerimenti proposti, seppure in extremis».

Per Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana e Guido Scoccianti, presidente di Wwf Toscana

«Quello che risulta dunque è un Piano pessimo che, non tenendo in considerazione politiche di tutela ambientale, consegna in toto all´attività venatoria la gestione faunistica. In particolare secondo le nuove modifiche la gestione faunistica è consegnata ai singoli Atc, unità di gestione che non possono avere la capacità di indirizzo fino ad ora invece in capo ai preposti uffici della provincia di Firenze».

Secondo le due più grandi associazioni ambientaliste (che proprio sul giudizio sull’attività venatoria sono spesso divise), la provincia si sarebbe limitata a recepire le proposte degli Atc, mentre dovrebbe svolgere un ruolo di coordinamento e controllo, per dare indirizzi di gestione validi per l’intero territorio provinciale, anche perché la fauna si sposta sul territorio e per questo non ci si può riferire unicamente alle unità di gestione.

Il Piano potenzia invece il ruolo degli Atc, ma secondo Wwf e Legambiente, sulle regole tecniche di gestione depotenzia l´Istituto nazionale fauna selvatica, un istituto previsto dalla legge quadro sulla caccia 157/92.

Scoccianti e Baronti esprimono grande insoddisfazione, «anche perché in pratica l´unico metodo di gestione delle popolazioni proposto è quello dell´abbattimento. Devono invece essere anche considerati, come integrazione, altri metodi di controllo delle popolazioni, che siano meno cruenti e che tengano conto anche della generale evoluzione culturale dei cittadini. Tra questi la prevenzione dei danni, la cattura ed eventuale spostamento o sterilizzazione degli individui. Fonte di rammarico è anche il modo in cui si calcola l´impatto della fauna e dunque il numero di abbattimenti da prevedere: invece di tener conto dei danni reali e accertati, si fa riferimento a semplici denunce. Infine, con le modifiche al presente piano si è dato il via libera alla “caccia alla tana” e alla “braccata alla volpe”. Il primo in particolare è un tipo di caccia estremamente cruento, non solo per la specie in questione dato che rischia di provocare l´uccisione anche di molti altri piccoli mammiferi. Per questo, secondo le due associazioni, andrebbe espressamente vietato, insieme all´espresso divieto di allevamento di cani per tali attività e di finanziamento pubblico per il loro acquisto».

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