[11/07/2008] Aria

Il Dpef si è ´dimenticato´ il protocollo di Kyoto

LIVORNO. Il documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2009-2013 (dpef), deliberato dal Consiglio dei ministri il 18 Giugno inizia l’iter parlamentare per l’approvazione. Ma il governo si ì dimenticato di inserire misure relative al protocollo di Kyoto.
Nelle 56 pagine che lo compongono, denunciano in una nota congiunta Legambiente e Wwf «le parole cambiamenti climatici e Protocollo di Kyoto non compaiono. Eppure nel 2008 il Protocollo di Kyoto è entrato nella sua fase operativa, per cui la distanza tra le emissioni dei Paesi e l’obiettivo sottoscritto si inizia a quantificare in termini di costi del mancato raggiungimento che, ricordiamo, sono a carico dello Stato».

Questo significa che non vi sono risorse messe a disposizione dal Governo per fronteggiare i mutamenti climatici.
«L’Italia che si è impegnata a una riduzione delle emissioni di Co2 del 6,5% rispetto ai livelli del 1990, dai calcoli più recenti riferiti al 2006 evidenzia emissioni del 9,9% superiori – si legge nella nota di Legambiente e Wwf - Questo ritardo a partire dal 2008 deve diventare una voce di bilancio dello Stato perché comincerà a gravare come spesa, la cui entità può essere stimata in alcuni miliardi di Euro ogni anno».

Da qui la preoccupazione dell’assenza di qualsiasi riferimento economico nel Dpef, così come di decisioni operative per invertire la tendenza all’aumento delle emissioni di Co2.
Rinviare la decisione su cosa farà l’Italia nei prossimi anni per ridurre le emissioni nei settori decisivi nella lotta ai cambiamenti climatici come produzione di energia, trasporti e usi civili non si può rinviare, perché provocherà l’aumento dei costi per le multe nei prossimi anni, con conseguenze nel bilancio dello Stato e quindi ricadute nei confronti dei cittadini e delle aziende.

I costi per la mancata applicazione del Protocollo di Kyoto in Italia - avvisano Legambiente e Wwf- rischiano di aumentare fino a 2,56 miliardi di euro all´anno per il periodo 2008-2012 se non verranno adottate delle politiche rigorose e costanti di riduzione delle emissioni.

«Appare particolarmente grave questa dimenticanza - sottolineano le associazioni - in quanto l’Italia è impegnata anche a livello europeo in una strategia di lotta ai cambiamenti climatici con una riduzione a livello europeo del 20 al 2020
Ma l’unico annuncio riguardo alle politiche energetiche è rivolto al rilancio del nucleare, cui ha risposto con un deciso appello no-nuke lanciato da Goletta Verde di Legambiente che stamani ha puntato la prua di fronte all’ex centrale nucleare di Borgo Sabotino.

«È inaccettabile lo scenario energetico prospettato dal ministro Scajola per ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera e la bolletta energetica del nostro Paese - ha commentato Rina Guadagnini, portavoce di Goletta Verde – Il nucleare ci allontanerebbe definitivamente dagli obiettivi che l’Unione Europea auspica di raggiungere entro il 2020: 20% (30% nel caso, da tutti auspicato, di un accordo globale per il periodo successivo al 2012) di riduzione di CO2, aumento del 20% dell’efficienza energetica, 20% di energia da fonti rinnovabili».

Secondo la portavoce di Goletta Verde «investire per la realizzazione di nuove centrali nucleari significa rinunciare allo sviluppo delle fonti pulite e all’aumento dell’efficienza necessari per la riconversione sostenibile del sistema energetico nazionale» perché i due finanziamenti sono incompatibili.

La scelta è quindi obbligata «anche per evitare - sottolinea la Guadagnino - le sanzioni pesanti previste dagli accordi internazionali sulla lotta ai cambiamenti climatici».

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