[10/07/2008] Comunicati

G8, E alla fine i grandi piantarono un albero....

dal nostro inviato Maurizio Gubbiotti
HOKKAIDO. Summit chiuso e dichiarazioni finali dei vari capi di Governo e di Stato. Berlusconi ha parlato di quello che sarà il “nuovo formato” del G8 che il prossimo anno sarà ospitato in Italia, sull’isola della Maddalena. Il restyling annunciato dal premier prevede: il lunedì dedicato alla riunione dei G8, il martedì al G8 più G5, il mercoledì invece i G13 incontreranno gli africani e poi tutto diventerà Major economies meeting. Berlusconi ha poi messo le mani avanti, dicendo che dal momento che i lavori per ospitare il summit alla Maddalena stanno andando un po’ a rilento, potrebbe esserci la possibilità che il sito venga cambiato.

Le tappe di avvicinamento prevedono una serie di incontri bilaterali tra i vari Paesi: in novembre a Trieste un primo incontro tra Italia e Germania, mentre il primo G8 dei ministri sarà quello sull’agricoltura.

Il vertice si è chiuso a Toyako con due nette affermazioni: una sugli Ogm che – a detta del G8 - si pongono ora come una necessità. La seconda rispetto ai mutamenti climatici, sul fatto che i G8 avrebbero voluto anche stabilire riduzioni al 2020 ma che gli altri non hanno voluto. In pratica è proseguito anche in chiusura lo stile che ha caratterizzato questo evento: quello di scaricare proprio sugli altri paesi che stanno fuori dai G8 le più consistenti responsabilità. E se martedì il vertice aveva praticamente chiuso già i proprio lavori consegnando i documenti sui vari temi, ad aprire la giornata di ieri è stata la riunione di Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione Europea, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Messico, Russia, Sud Africa, Inghilterra e Stati Uniti. Il processo Mem (Meeting of Major Economies) insomma, che ancora una volta in questo contesto si è voluto promuovere.

Nel frattempo arrivava sui desk una vera e propria dichiarazione su sicurezza energetica e mutamenti climatici dello stesso Mem. Molte parole ed enunciazioni ma che non trovano sostanza in alcun impegno preso (con l’immancabile apertura al nucleare) se non concludere, che i governi sopracitati lavoreranno per il successo della conferenza delle parti sui mutamenti climatici di Copenhagen del 2009. Ma il fatto che si punti al Mem, costituisce invece un serio pericolo proprio per l’unico percorso all’interno dei binari delle Nazioni Unite rappresentato dal Protocollo di Kyoto e che proprio ora richiede tempistiche stringenti ed impegni concreti.

Pubblicate pure le dichiarazioni finali su Sviluppo e Africa e sicurezza alimentare globale. Per Africa e sviluppo, si riafferma l’impegno nei confronti del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio con l’impegno a compiere pienamente gli impegni assunti al Vertice di Gleneagles nel 2005 e questo sta a significare che entro il 2010, così come previsto dall’Ocse, l’aiuto pubblico allo Sviluppo dovrà essere incrementato di 50 miliardi di dollari rispetto ad oggi.

Su questo i G8 confermano l’impegno, precisando che 25 miliardi dovranno essere destinati all’Africa, ma sempre con lo stile di non voler poi fare nessuna verifica sugli obiettivi e di rimandare semmai nel tempo il loro raggiungimento. Nonostante i leader africani chiedessero di monitorare i progressi raggiunti finora, anche alla luce del fatto che di fronte a 900 milioni di persone che non hanno cibo sufficiente (che secondo la Fao la crisi alimentare abbattutasi sul Pianeta ha incrementato di 50 milioni), lo scorso anno gli aiuti stanziati sono diminuiti rispetto al 2006 del 14.1%.

L’Italia, già fanalino di coda insieme agli Usa con il suo 0.19% di Pil allocato per gli aiuti, nello stesso periodo ha ridotto i propri stanziamenti del 30%, e l’attuale Governo ha appena proposto con il Dpef 2009 un ulteriore taglio ai fondi per gli aiuti ai paesi poveri pari a 170 milioni di Euro all’anno per i prossimi tre anni.

Si è parlato quindi anche di crisi alimentare come della nuova emergenza proponendo come soluzioni la liberalizzazione dei mercati e modelli di sviluppo improntati alle logiche del profitto, come se entrambe non avessero già ampiamente dimostrato di essere tra le stesse cause di questa situazione.

Intanto nelle varie discussioni che si sono svolte in queste giornate sull’aumento dei prezzi alimentari, i leader africani hanno evidenziato gli scarsi investimenti nell’agricoltura come principale causa della crisi attuale e i leader G8 hanno prospettato –anche in questo caso-tre fasi di aiuto: quella d’urgenza (tramite accordi bilaterali), di breve termine e di medio-lungo termine. Queste ultime due fasi includerebbero misure come il miglioramento del sistema di irrigazioni e l’uso di riso ibrido. Insomma niente di nuovo sotto il sole del levante.

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