[07/07/2008] Acqua

Sempre più in crisi i fiumi d´Abruzzo

FIRENZE. Dopo la denuncia sui ritardi della bonifica di uno dei siti di importanza nazionale il “Saline-Alento”, il Wwf Abruzzo torna all’attacco. Nel suo dossier Fiumi, basato su elaborazioni dei dati raccolti nel 2007 dall´Arta (Agenzia regionale tutela ambientale), delinea una situazione al collasso.

«I dati del 2007 sono sconfortanti - commentano dal Wwf Abruzzo - Il 57% delle stazioni di campionamento è risultato nelle classi Pessimo, Scadente e Sufficiente, quando l´Unione Europea stabilisce che entro il 2015 tutte le stazioni devono essere nella categoria "Buono".

Ad aggravare il quadro è il confronto con il 2006, utilizzando i dati per le 117 stazioni campionate in entrambi gli anni. Da un lato si osserva una complessiva tenuta delle stazioni nelle classi migliori, "Buono" ed "Elevato" (anche se ormai sono solo 3 le stazioni nella classe migliore quando nel 2006 erano 6, con uno sconsolante -50%). Dall´altro vi è stato un netto peggioramento delle stazioni che nel 2006 erano nello stato di qualità "Sufficiente", molte delle quali nel 2007 sono passate nella classe peggiore ("Scadente").

Il numero di stazioni nella classe "Scadente" è quasi raddoppiato rispetto all´anno precedente (+44%), rappresentando ormai il 22,5% delle stazioni complessive. Anche se sono poche sul totale, le stazioni in classe "Pessimo" sono quelle che hanno il tasso di crescita maggiore (+66%). Ci si allontana, cioè, dagli obiettivi europei che diventano ogni anno sempre più difficili da raggiungere». Poi un dato che trova conferma, come tendenza generale, anche in Toscana: la progressiva dicotomizzazione della realtà di qualità delle acque dei fiumi. Le stazioni poste nell’alto corso mostrano una tendenza a rimanere nelle classi di qualità soddisfacenti, mentre quelle nel medio e basso corso mostrano una forte tendenza al peggioramento e, quindi, ad un allontanamento dagli standard europei.

«Sono ormai molti anni che denunciamo lo stato di forte criticità dei nostri fiumi- dichiara Dante Caserta, presidente del Wwf Abruzzo- che è causata principalmente da tre cause: il malfunzionamento della rete dei sistemi di depurazione, grandi e piccoli; la captazione incontrollata delle acque per scopi produttivi (agricoli ed industriali); il degrado delle aree golenali sia da un punto di vista dell´assenza di vegetazione sia dal punto di vista dello scarico illegale. Purtroppo non assistiamo ad una reazione adeguata da parte della pubblica amministrazione. Anzi, il Consiglio regionale a fine 2007 ha approvato la cosiddetta "Legge Fogna", che consentirebbe, se applicata, di scaricare i reflui nei fiumi con parametri peggiori».

Il presidente regionale del Wwf poi attacca duramente «Constatiamo una generale disattenzione verso i dati della situazione ambientale dei corsi d´acqua se non peggio, il prevalere degli interessi di chi non è in grado di gestire correttamente i depuratori rispetto a quelli delle collettività. Con dati così fallimentari un´azienda chiuderebbe subito mentre qui vediamo che non cambia nulla, né in termini di azione sul territorio né in termini di assunzione di responsabilità per una situazione ormai palesemente insostenibile. Parlo dei vari enti coinvolti nella gestione dei fiumi, dalla Regione Abruzzo, direzione lavori Pubblici, che dovrebbe coordinare gli interventi e sovrintendere alla corretta gestione dei fiumi, agli Ato, passando per le società di gestione dei depuratori». Caserta poi suggerisce la “cura” per i fiumi malati: «il rafforzamento dei sistemi di controllo, come l´Arta, prevenzione e repressione, con la stipula di specifici accordi con le forze dell´ordine; l´immediato coinvolgimento dei cittadini nelle scelte riguardanti la gestione del ciclo idrico e la programmazione degli interventi sui fiumi, come peraltro espressamente indicato dalla Direttiva Acque 60/2000 dell´Unione europea; un controllo sullo stato dei finanziamenti finora concessi per la depurazione e un programma immediato di azione sulle principali criticità; la responsabilizzazione degli enti locali attraverso uno specifico percorso da attivare da parte della Regione Abruzzo».

Una cura radicale per un malato terminale che deve passare anche per la riqualificazione degli ecosistemi fluviali senza la quale è impossibile raggiungere gli obiettivi europei.


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