[07/07/2008] Urbanistica

Parchi, comitati e pianificazioni

PISA. Nel dibattito che continua sui comitati, le loro denunce, il loro rapporto con le istituzioni c’è qualcosa che non torna.
E non mi riferisco intendiamoci bene alla fondatezza delle critiche che pure talvolta sembrano accomunare troppe cose diverse tra loro. Ciò che a me pare non torni dopo mesi di comunicati, incontri, relazioni, interviste è l’approdo a cui finora si è giunti è quanto istituzioni e comitati sono riusciti a fare emergere nelle convergenze come nel dissenso. Per non girare intorno al lume mi chiedo: cosa resta di Monticchiello da cui tutto prese le mosse?.

Che le villette erano brutte e invadenti? Sappiamo oggi rispetto a ieri qualcosa di più delle politiche del governo del territorio dei comuni della Val d’Orcia dove pure esiste una assurda area protetta cosiddetta locale che assomma a 60.000 ettari? Chiusa bene o male la partita delle villette che acchita persino il nuovo ministro Bondi si è mosso qualcosa nel governo di quel territorio di quei comuni?

I comuni e la provincia di Siena hanno messo mano –visto che siamo in un Anpil e sito Unesco a qualcosa di più generale? Considerazioni più o meno analoghe potremmo farle per altre situazioni che sono più volte salite alla ribalta della cronaca in questi mesi per i loro progetti più o meno chiacchierati.

Non mi pare che il Pit e il Praa mirassero soltanto ad alleggerire di qualche metro cubo la situazione per poter parlare di un governo del territorio che sappia oggi dare risposte in grado di ricondurre a piani e ipotesi in cui agricoltura, biodiversità, energie rinnovabili entrino in rapporto tra di loro?

In questi giorni nel Casentino c’è una polemica sul piano parco nazionale (qualche buontempone ha chiesto persino il commissariamento del parco) che non sembra soddisfare molto qualche comune. Quel piano non riguarda villettopoli, riguarda una ipotesi complessiva di governo per un territorio dove tutela ambientale vuol dire agricoltura, turismo e molto altro ancora. Ed è così -fatte tutte le debite differenze- anche per il piano dell’Arcipelago, per quello che si sta discutendo per i Monti livornesi o per il parco interprovinciale dei Montioni tra Livorno e Grosseto.

Io finora non ho visto un impegno adeguato dalla regione in giù perché queste situazioni assumessero anche nel contesto regionale e poi via via in specifici ambiti territoriali i contorni tali da dare il senso di una progettazione sottratta alla frantumazione che è tipica dei comitati ma che non può esserlo per le istituzioni. Firenze ho visto che nell’ultimo incontro è stata presentata una relazione sull’area protetta della Valpolicella. Va benissimo e il vino è ottimo. Ma con tutte quelle che abbiamo a portata di mano e per di più alle prese con questioni tanto delicate nel Casentino come all’Arcipelago o alle Apuane a nessuno finora sia venuto in mente di vedere cosa succede in casa propria? E questo qualcuno non può essere solo un comitato o più comitati.

E qualcuno ha pensato che il nuovo Codice dei beni culturali complica le cose proprio nella tutela del paesaggio che giustamente preoccupa istituzioni e comitati.
Insomma a partire dalla regione e scendendo per li rami bisogna prendere atto che non basta né l’urbanistica né la filiera istituzionale regione, province e comuni se vogliamo davvero dare le risposte che ci si aspetta dalla Toscana.

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