[07/07/2008] Energia

Il G8 nasce stanco (soprattutto di Bush)

dal nostro inviato Maurizio Gubbiotti

OKKAIDO. Anche all’apertura del G8 istituzionale, quello dei Governi, a prendere la parola per prima è stata la società civile, sono state le associazioni ambientaliste, un momento promosso dal Can giapponese (Climate change ation network al quale aderisce anche Legambiente), che presso l’international media center hanno tenuto un breve briefing proprio sui mutamenti climatici. I paesi industrializzati G8 hanno da sempre le maggiori responsabilità sui mutamenti climatici ed hanno un ruolo a livello globale nella strada da costruire per affrontarli, hanno sottolineato gli ambientalisti, e il quarto rapporto dell’Ipcc (braccio scientifico delle Nazioni Unite) mostra come per il processo di mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici bisogna essere molto più drastici e decisi. Non esiste l’opzione del non far nulla.

Si arriva al G8 in Giappone con un processo partito a Gleneagles nel 2005 e proseguito attraverso Heiligendamm nel 2007, che pur non avendo rappresentato due momenti rivoluzionari, hanno affermato gli ambientalisti, hanno portato un po’ in avanti il dibattito, e questo attuale deve essere una tappa del percorso utile a costruire e non un ritorno indietro.

Per questo le preoccupazioni più importanti proprio del mondo ambientalista sono rappresentate dall’insistere sul processo Mem, Major economies meeting on Energy security and climate change, promosso dal presidente degli Stati Uniti Bush, che rischia evidentemente di confondere il percorso dentro le Nazioni Unite del Protocollo di Kyoto e che anche nel G8 in Germania aveva tentato di porre la questione sul piano: il problema esiste, ma ognuno se lo risolve nel proprio paese con i tempi che vuole; con i limiti e con gli strumenti che vuole.

L’altra forte preoccupazione riguarda la via del nucleare che rischia di uscire da qui come l’alternativa ai combustibili fossili e che proprio nei giorni scorsi ha visto il ministro italiano dello sviluppo economico Claudio Scajola, durante il G8 dei ministri dell’Energia riunitosi ad Aomori convincere i propri colleghi ad adottare un testo propedeutico a quello finale di Toyako che recita: «un numero crescente di Paesi hanno espresso interesse per i programmi nucleari quali strumento per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della sicurezza energetica. Questi Paesi considerano il nucleare uno strumento essenziale per ridurre la dipendenza dai carburanti fossili e di conseguenza ridurre le emissioni di gas a effetto serra».

Da parte dei Governi comunque la prima giornata si è conclusa piuttosto stancamente e con un nulla di fatto quasi su tutto, ma con grossi rimandi alla giornata di domani per le decisioni. Non è ancora questo il momento per fare il punto sul raggiungimento degli obiettivi si è detto e sul fronte dei mutamenti climatici timida e inutile discussione su obiettivi di riduzione a medio e lungo termine con la riproposizione da parte del Primo Ministro giapponese Yasuo Fukuda della volontà di stanziamento del suo Paese di 10 miliardi di dollari per partecipare puntando sull’innovazione alla riduzione delle emissioni e dell’efficienza energetica.

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