[04/07/2008] Parchi

Legautonomie: coordinare Pit e nuova legge regionale sui parchi

LIVORNO. In occasione della discussione riguardo alla nuova legge toscana sui parchi, Legautonomie toscana ha organizzato una serie di incontri finalizzati ad una riflessione sul ruolo delle aree protette nel governo del territorio. Secondo l’Associazione delle autonomie locali, si legge nel documento ufficiale redatto pochi giorni fa, è corretto «attendersi che una nuova legge regionale sulle aree protette costituisca premessa e sede per il corretto raccordo di coerenza tra la loro strumentazione speciale di gestione (ivi compresi i piani dei parchi) e il Praa, il Pit e la pianificazione provinciale e comunale derivata». A questo proposito si richiede che «l’intesa tra Regione e Ministero dei beni culturali per la cosiddetta “messa in opera” del PIT, nell’attuale formulazione risalente al luglio 2007, quindi prima del nuovo Codice, sia coordinata con i tempi e i modi di adeguamento della nuova legge regionale sulle aree protette perché possano da questa desumere i giusti riferimenti», in modo da correggere «un indirizzo che oggi ignora completamente la competenza pianificatoria e disciplinare straordinaria dei soggetti gestori delle aree protette».

Non manca naturalmente un riferimento al nuovo codice del paesaggio, che ha «introdotto una separazione tra il “bene paesaggistico”, concepito come un qualcosa di definito al di fuori delle sue interrelazioni con l’ ambiente, e il territorio nel suo complesso». La nuova legge dovrà quindi «pronunciarsi su questa scissione operata dal Codice tra aspetti naturalistici e aspetti paesaggistici che apre fatalmente la strada ad una vera e propria “paralisi” pianificatoria, perché oggi è praticamente impossibile stabilire il punto di distinzione tra i due profili sui quali dovrebbero operare da un lato i parchi e, dall’altro, una indefinita sede di co-pianificazione che dovrebbe, poi, riunificarsi con quella dei parchi». Secondo Legautonomie in questo modo i Piani per il parco diventerebbero non più due come attualmente (piano del parco, piano economico-finanziario) ma addirittura tre, con una ulteriore separazione tra gli aspetti di gestione naturalistica, economica e adesso anche paesaggistica, che invece non possono più essere affrontati separatamente: poiché «sanzionare una separazione anche concettuale tra tutela e economia è oggi un errore, sarà opportuno che la nuova legge regionale stabilisca per un parco un solo piano che non può rinunciare a occuparsi anche del paesaggio».

E’ auspicato inoltre un processo di aggregazione delle Anpil, in considerazione del fatto che «l’esperienza dei siti comunitari mostra che le microaree difficilmente riescono a funzionare se non inserite e raccordate ad un contesto più ampio». Ciò senza comunque riproporre modelli di pianificazione assurdi come l’Area naturale di interesse locale della val d’Orcia, che misura 60.000 ettari, «più dei tre parchi regionali». Gli ambiti di riflessione proposti, secondo Legautonomie, potranno anche servire a riproporre l’esigenza di una conferenza nazionale dei parchi, 17 anni dopo la legge quadro 394/91. (rm)

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