[04/07/2008] Parchi

Area di Castello a Firenze: uno stadio inutile o un parco inutile?

FIRENZE. C’è un “vuoto” di circa 200 ettari, a nord-ovest di Firenze. E’ costeggiato da un aeroporto, affiancato da un’autostrada, quasi circondato da linee ferroviarie a raso e fuori terra. È “vuoto” a causa della vicinanza dell’aeroporto con i relativi problemi di concertazione nella pianificazione urbanistica con lo Stato centrale, della natura storicamente palustre dell’area (falda superficiale, terreno limoso-argilloso, ridotta pendenza), di una pianificazione che, fin dal Piano regolatore del 1962 (Piano Detti), ha previsto nell’area sviluppi di matrice esclusivamente produttiva o funzionale, che finora non si sono realizzati.

Pur essendo compresa nei confini comunali non è Firenze, quell’area: Firenze finisce prima, prima dell’autostrada, prima della ferrovia. E’ uno spazio che in urbanistica si definisce, appunto, “vuoto”, dove ancora sono visibili, nei campi, le tracce della centuriazione romana, a testimonianza di un’antropizzazione che nel tempo è sempre stata limitata, nell’area. Ma allora è da considerarsi davvero uno spazio “vuoto”? In realtà le cose non stanno così.

L’area di Castello a Firenze è infatti, come si vede nell’immagine, l’unico punto di potenziale collegamento ecologico tra i principali centri di biodiversità nell’area della Piana fiorentina, e cioè il fiume Arno, il Sic “monte Morello” (codice Bioitaly IT5140008), e la superficie composita del Sic “Stagni della Piana fiorentina” (codice IT5140011), che comprende anche l’ormai famigerata Oasi di Focognano, la cui posizione ostacola di fatto la libera programmazione della discussa nuova pista aeroportuale parallela all’autostrada.

Si pone quindi, al di là dell’importanza dei cosiddetti “vuoti” anche per le popolazioni umane (es. godimento del paesaggio collinare, circolazione dell’aria), un problema di continuità delle reti ecologiche nella Piana fiorentina. Ciò sia per quanto attiene la realizzazione della pista parallela all’A11, sia davanti al previsto intervento urbanistico nell’area di Castello, che da poco più di un anno è entrato nella fase esecutiva tramite l’apertura dei cantieri della scuola sottoufficiali carabinieri (attualmente l’unica cantierizzazione effettivamente in corso nella zona). Intervento che su un totale di 168 ettari prevede la realizzazione di un parco di 80 ettari, da realizzarsi a spese del gruppo Sai-Fondiaria (proprietario attuale dei terreni) come da convenzione stipulata con comune di Firenze e regione Toscana nel 2000.

Un parco molto grande, quindi, ampio poco meno della parte accessibile al pubblico del parco delle Cascine. Un parco che nonostante la sua forma allungata, l’adiacenza dell’aeroporto (con i relativi vincoli, anche per l’altezza degli eventuali esemplari arborei) e l’oggettiva separazione dal tessuto urbano (e quindi dalla popolazione) data dalla presenza delle infrastrutture di scorrimento sopra citate, può avere un importante ruolo nel miglioramento della qualità di vita delle popolazioni dei rioni adiacenti (Novoli, Rifredi, Peretola). E per quanto riguarda le popolazioni animali, quelle vegetali e la continuità degli habitat, un irrinunciabile ruolo di corridoio ecologico, come sopra detto.

E quindi adesso l’idea è di vanificare il parco costruendo nell’area il nuovo stadio. Ci sembrava troppo bello: recentemente l’architetto Girot, progettista incaricato della realizzazione del parco, ha infatti dichiarato che «quello che è sbagliato dire aprioristicamente è che uno stadio nel parco è sbagliato». Allora, per evitare fraintendimenti, non diciamo che fare lo stadio è sbagliato: è sbagliato fare il parco, evidentemente.

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