[04/07/2008] Urbanistica

Asor Rosa sulla mappa delle emergenze: «Gli aspetti paesistici sono predominanti rispetto a quelli energetici e sanitari»

LIVORNO. A una settimana dal convegno della rete dei comitati presieduto da Alberto Asor Rosa, e dopo la pubblicazione da parte della stessa rete, del documento finale che fornisce la chiave di lettura per comprendere le 109 emergenze ambientali incluse nella mappa dei comitati, greenreport ha raggiunto telefonicamente Asor Rosa, che il 27 giugno aveva dichiarato all’Ansa che il convegno sarebbe stato centrato sulle «ragioni del neoambientalismo che caratterizza la Rete in opposizione al particolarismo egoistico di chi difende il proprio spazio secondo la logica del cosiddetto Nimby».

Oggi lo scrittore specifica subito una cosa:
«Quando noi parliamo di neoambientalismo ci battiamo contro il concetto di Nimby, noi abbiamo negato che esista una sindrome Nimby: infatti i 109 esempi che abbiamo portato e le ampie relazioni di insieme che sono state presentate sui singoli casi riguardanti il paesaggio, l’urbanistica e l’energia dimostrano che si tratta sempre di casi di rilevanza generale e non locale. Il Nimby è soltanto un’invenzione polemica che non ci riguarda».

Perché tra le 109 emergenze citate non vi è neppure un impianto energetico obsoleto, contro cui invece avete dichiarato di battervi? E perché invece ci sono tutti i (pochissimi) parchi eolici toscani, mentre sostenete la necessità di rilanciare le fonti energetiche rinnovabili?
«La mappa è una mappa in perenne perfezionamento. La sua origine è consistita nella segnalazione dei comitati di base interessati da quello o da quell’altro caso e quindi col passare del tempo sarà aggiornata. All’energia comunque è stato dedicata un’indagine particolare di Massimo De Santi che va consultata e aiuta a comprendere la stessa mappa delle emergenze, in cui gli aspetti paesistici e paesaggistici sono predominanti rispetto a quelli energetici e sanitari».

La trasposizione mediatica del vostro convegno è diventata quasi esclusivamente un riferirsi al mattone anche se in realtà le emergenze riconducibili al consumo di territorio arrivano forse al 20-30 % del totale. Cosa ne pensa di questa disparità di attenzione da parte dei media?
«Dunque premetto che stavolta devo fare un apprezzamento positivo per l’attenzione dedicata da stampa e televisione al nostro convegno, sia per la quantità dell’informazione sia per la qualità, che diversamente da altre occasioni è stata precisa e rispettosa. Detto questo diciamo che nel merito effettivamente la stampa è stata attratta in particolare dalle questioni riguardanti gli investimenti immobiliari, che evidentemente fanno più notizia di una questione energetica o della viabilità. Ne dobbiamo tener conto per il futuro per cercare di correggere questa tendenza».

L´operazione di coniugare istanze “locali” con decisioni “centralistiche” , ammesso che sia possibile, rischia di essere un propulsore potente per la politica-marketing, a discapito del nodo centrale che rimane chi decide e come decide?
«Lo escluderei. I comuni sono i primi e principali interlocutori sia in senso positivo, che negativo dell’azione della rete. La centralità dell’idea della rete è proprio il tentativo di mettere in comune un patrimonio di idee ed esperienze, certo se poi si tratta di combattere a livello locale va individuato ogni volta una dimensione specifica».

Lo strumento referendario può essere uno strumento valido per decidere?
«In generale lo strumento referendario è fortemente logorato, anche a causa di un uso leggero e in qualche modo affrettato. In campo ambientale per ora non si pone il problema-referendum, perché il rapporto è più diretto, tra comitati, comuni province e regioni».

A Montescudaio però il referendum sul parco eolico è stato fatto, ed ha vinto il sì. Nonostante questo Montescudaio è tra le 109 emergenze…
«Esistono delle regole, il comune si sarà sentito confortato nella decisione anche se essa resta sbagliata. Sul senso del voto si potrebbero fare molte considerazioni, a partire dal recente trionfo di Berlusconi. Il voto è un elemento importante, ma non decide la giustezza o meno di una posizione, fa emergere quello che in quel momento pensano i cittadini».

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