[30/06/2008] Consumo

Clima, fame, energia e democrazia, il difficile incrocio dell´Unione Africana

LIVORNO. Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha aperto oggi a Sharm el Sheikh l´undicesimo summit dell´Unione africana (Ua) dicendo che «abbiamo bisogno di un dialogo su scala mondiale sulla sicurezza alimentare e i cambiamenti climatici e sulle bioenergie. L´Africa è la regione del mondo più colpita dalla crisi alimentare mondiale e dai cambiamenti climatici. Chiedo al summit attuale di elaborare una posizione africana unica riguardo a questa crisi e di concepire una strategia di lotta contro questo flagello».

Mubarak ha anche lanciato un appello ai 53 Stati africani che aderiscono all´Ua e a tutte le organizzazioni regionali a partecipare a questo dialogo: «Abbiamo bisogno di opinioni e di modi di vedere diversi per elaborare una strategia di lotta contro la cisi alimentare».

Opinioni diverse che vanno bene ed hanno diritto di cittadinanza se diluite in tutto il continente, ma che hanno poco spazio se si presentano nei singoli Paesi, retti spesso da regimi autoritari o dittatoriali.

Un esempio è la scandalosa presenza al summit egiziano dell´Ua di Robert Mugabe (nella foto), il senile dittatore dello Zimbabwe che ha nuovamente "vinto" le elezioni presidenziali sovvertendo il risultato iniziale con la truffa elettorale e aggiudicandosi il ballottaggio costringendo il suo avversario ad abbandonare la contesa con la prevaricazione, la violenza poliziesca e gli omicidi politici.

Personaggi e stili di governo che rendono più difficili gli altri ambiziosi traguardi che si è posto il vertice dell´Unione africana: integrazione continentale e governo panafricano, passando per una maggiore cooperazione con l´Onu e la Lega Araba.

Mubarak ha chiesto anche il rafforzamento della cooperazione interafricana «per lo sviluppo agricolo e l´abbassamento dei prezzi alimentari per contrastare la crisi alimentare mondiale e la costruzione nelle grandi megalopoli africane di centri internazionali per tenervi summit internazionali».

Forse a chi abita nelle immense baraccopoli dell´Africa nera o nello sfascio urbanistico della incontenibile periferia del Cairo, importa poco dove si riuniscono i propri inavvicinabili leader e molto più come mettere insieme una ciotola di riso ed un po´ di pesce o carne secca.

I capi di Stato africani riuniti davanti al mare tropicale di Sharm El Sheikh hanno tra le mani un´agenda scottante di altri problemi: lotta contro le malattie, educazione scolastica, problemi delle donne e dei bambini, diritti dell´uomo calpestati in gran parte del continente, conflitti regionali infiniti e lotta contro il terrorismo.

L´Unione africana si propone di diventare una sorta di Ue che raccolga arabi e neri, ex nemici ed etnie e religioni diverse. Sarà difficile finchè sui suoi scranni sederanno uomini come l´ottantaquattrenne Mugabe che ha condotto il suo Paese dall´indipendenza alla fame, dalla lotta contro il razzismo dei bianchi ad un regime poliziesco che reprime ogni diversità, ma anche fino a che regimi "democratici" come quello egiziano non passeranno da una democrazia di facciata ad una reale competizione politica elettorale e non toglieranno il bavaglio ed i lacci ad una opinione pubblica ancora embrionale, senza la nascita della quale nessuno potrà affrontare i problemi enormi dell´Africa con la solita ricetta fatta di belle ed altisonanti parole e di concreto autoritarismo.

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