[30/06/2008] Parchi

Nuove regole per difendere gli squali dell´Africa occidentale

LIVORNO. I Paesi della Commission Sous-Régionale des Pêches (Csrp) si sono accordati a Dakar per istituire un osservatorio dello sfruttamento degli squali nella loro zona di oceano Atlantico, che comprende il mare di: Capo Verde, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Mauritania, Senegal e Sierra Leone.

L´incontro nella capitale senegalese aveva per tema proprio la protezione degli squali, un´iniziativa portata avanti insieme alla Fondation internationale du Banc d´Arguin (Fiba), che con aree marine protette e parchi nazionali costieri cerca di difendere alla sovra pesca e dalla pesca pirata uno delle zone marine più ricche di vita e più saccheggiate dalla pesca industriale.

L´obiettivo è di mettere in piedi un osservatorio della pesca degli squali «al fine di stabilire indicatori pertinenti, che permettano di prendere decisioni chiare alle autorità responsabili della gestione di questi stock – si legge in una nota della Csrp - La conservazione della popolazione di squali permetterà di ristabilire e mantenere l´équilibrio alimentare dell´ambiente marino e di evitare la sovra-crescita di alcune specie che creerebbe altri danni ambientali».

Un esperto di squali che ha partecipato all´incontro di Dakar a spiegato all´Agence africaine de presse che «l´osservatorio lavorerà per mettere tutti gli Stati allo stesso livello di informazione, in vista di prendere una i decisione che riguarda tutto l´ambiente marino, in particolare lo stock di squali».

Nell´Atlantico che bagna le coste dell´Africa occidentale gli squali sono vittime del supersfruttamento, dovuto alla pesca delle grandi flotte industriale occidentali ed orientali, che catturano gli squali anche durante il loro lungo ciclo riproduttivo e non risparmiano certo le specie a più basso tasso di fecondità.

Per questo la Commission Sous-Régionale des Pêches invita i governi dell´Africa occidentale a «rivedere la regolamentazione su periodi, zone e attrezzi di pesca, così come la tassazione doganale e la rivalutazione dei costi delle licenze di pesca».

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