[25/06/2008] Parchi

Un 2008 senza El Niño

LIVORNO. Secondo la World meteorological organization (Wmo) dell’Onu «ci sono molte poche possibilità che il fenomeno di El Niño non si sviluppi nella seconda metà del 2008. La possibilità che si possa osservare uno sviluppo del Niño è molto bassa, ma non può essere esclusa»

El Nino si caratterizza per il riscaldamento dell’acqua superficiale dell’oceano Pacifico e può far aumentare la temperatura a livello planetario e portare la siccità in regioni solitamente ricche di pioggia.

Il fenomeno opposto a El Nino, con un raffreddamento della temperatura del mare, è La Niña, che invece quest’anno si è prodotta, raggiungendo il suo apice a febbraio per poi affievolirsi.

Anche La Niña apporta cambiamenti climatici su grande scala e sembra essere la causa della formazione dei cicloni nell’Atlantico associati ad inondazioni.

Secondo Rupa Kumar Kolli, un esperto della Wmo, «Le anomalie climatiche nelle regioni specifiche sono ugualmente influenzate da altri fattori rispetto a El Niño e La Niña. I fenomeni estremi possono sempre aver luogo. El Niño o La Niña sembrano aver luogo tutti e due ogni sette anni, e durano abitualmente 9 o 12 mesi».

Ma nemmeno gli scienziati dell’Onu riuniti nell’Ipcc hanno potuto trovare prove chiare sulla frequenza e l’intensità dei due fenomeni climatici imponenti che interessano il Pacifico, né sul loro cambiamento in futuro a causa del global warming.

Un meccanismo gigantesco del quale non abbiamo compreso ancora il funzionamento di tutte le complicate rotelle e le relazioni fisiche, ma la sua comparsa sposta la rotta degli uragani, porta siccità o alluvioni, innalza localmente il livello del mare, cambia la pressione atmosferica in vaste aree, con effetti sempre meno chiari man mano che ci si allontana dall’oceano Pacifico.

Sembra quasi che si tratti del “respiro lungo” degli oceani, del grande polmone del pianeta terra, con ritmi e tempi che l’uomo non è chiamato ancora a comprendere appieno.

El Niño definito inizialmente come una corrente stagionale al largo dell’Equador e del Perù, si è rivelato un fenomeno climatico globale che interessa il clima del pianeta ed è la conseguenza regionale di una perturbazione generale della circolazione atmosferica tra i poli e l’equatore. La sua comparsa sposta le precipitazioni verso est ed impedisce la risalita di acqua fredda lungo le coste del sud America, riducendo così l’apporto di nutrimenti e mettendo in crisi ecosistemi delicati come quello delle isole Galapagos e l’industria della pesca.

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