[24/06/2008] Trasporti

Il bello della crisi delle auto (o dei giornali)

LIVORNO. E’ dura di questi tempi realizzare l’inserto settimanale di Repubblica dedicato all’auto. E’ dura perché l’inserto deve far emergere le notizie positive del settore mentre il dorso principale del giornale è impegnato ormai da tempo, come ogni altro giornale, a informare sul caro petrolio, sul caro benzina, sulla crisi delle vendite di auto in Italia e in Europa e sulle automobili che addirittura cominciano a restare in garage (?) perché non ci sono i soldi per fare il pieno e sull’inquinamento prodotto dal traffico.

«Il bello della crisi» è quindi la tentatrice promessa di copertina, e l’avvertenza in occhiello sul «caro carburanti e vendite a picco» viene subito compensata da un largo sorriso: «ma c’è un mondo alla rovescia: quello delle supercar». L’editoriale di Valerio Berruti è paradossale. Si premette che la benzina è alle stelle, che chi ha scelto il diesel ora si ritrova a spendere più della benzina, che la soluzione potrebbe essere il gas ma l’investimento di questi tempi è altino (in realtà grazie anche agli ecoincentivi, il costo dell’installazione di un impianto a metano su un’auto a benzina si riprende in circa 20mila chilometri, quindi ad oggi converrebbe a tutti, soprattutto a chi di soldi ne ha meno) e arriva perfino ad affermare che forse questa crisi «potrebbe addirittura migliorare la qualità della vita “costringendoci” ad usare meno l’auto perché più chilometri fai più spendi, facendoci invece scoprire che tante volte dell’auto è possibile farne a meno».

Dopo la obbligatoria e dolorosa discesa agli inferi della realtà però, si può dare via libera ai sogni. Ed eccoci quindi alle supercar, realtà per pochissimi ricconi che da quest’anno potranno forse anche permettersi qualche chilometro in più con i soldi risparmiati grazie al taglio dell’Ici, ma le notizie sulle supercar – ci tiene a sottolineare l’editoriale - servono anche ai comuni mortali che non potranno mai comprarsele «perché in momenti del genere servono a tirar su il morale». Giusto per non perdere di vista un target di lettori che si identifica molto di più con «quelli condannati a guardare le supercar», Repubblica ricorda che però anche per le macchina più esclusive è in arrivo la svolta di «un futuro pulito» perché come ha detto il signor-Porsche «le supercar non dovranno più essere viste in contrapposizione con l’ambiente».

Non commentiamo e continuiamo a scorrere l’inserto auto che dopo aver presentato crisi economiche e ambientali per l’inquinamento prodotto dal traffico veicolare spara questi titoli: Supercar, il sogno più lungo – la prima Ferrari coupé Cabrio – La sfida da brivido - - In nome del lusso – Classe e potenza – Formidabile bolide – Tra brividi e record – Suv oltre il limite – Ultima frontiera del lusso – Dalla pista alla strada – Vado al massimo – Scozia oltre ogni limite.

Poi messi da parte i brividi e l’adrenalina, per i 3300 nababbi che hanno comprato una supercar nel 2008 e per i restanti 58 milioni e rotti di italiani soltanto «costretti a guardarle» ecco che i toni si abbassano nel dossier mercato (nei primi 5 mesi dell’anno sono state vendute il 10% in meno di macchine) dove comunque si continua a infarcire i titoli di concetti assai distanti dalla sostenibilità: rapidi e vincenti – glamour - crossover senza crisi – all’ultima moda - quelli che il Suv lo scoprono adesso – taglia da gigante – le sfide.

E finalmente, dopo aver incitato per 40 pagine a superare ogni limite (anche di inquinamento), si passa «alle strade di domani», al futuro, che ormai da almeno una decina d’anni a questa parte è sempre pulito, anche se in realtà le emissioni da traffico veicolare sono cresciute (la diminuzione dell´inquinamento è per unità di prodotto, ma per garantire la crescita del Pil le auto sulle strade devono sempre essere di più, e quindi l’inquinamento non si abbassa).

Un paio di pagine comunque non si può negare ad alcun target, neppure agli ambientalisti: ecco allora la Bmw che promette «emissioni zero fra quattro anni» (non si butteranno sul mercato delle biciclette, puntano ad elettricità e idrogeno prodotti da fonti rinnovabili) e «Honda e Toyota puliranno il mondo». Forse il titolo sottende che oltre a non inquinare raccoglieranno i rifiuti ai bordi delle strade o sequestreranno la Co2 trasformandola in aria refrigerata?

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