[20/06/2008] Acqua

Per una gestione sostenibile dell´approvvigionamento idrico in Toscana

FIRENZE. Se la gestione delle risorse idriche nella regione Toscana fosse una partita di Risiko, la cosa migliore da fare sarebbe buttare all’aria il tavolo da gioco, rilanciare i dadi e cominciare una nuova partita. Il sistema idrico toscano risente infatti di una drastica inadeguatezza davanti agli odierni criteri di impatto ambientale e di sostenibilità del prelievo idrico, che è riassumibile in questi dati presentati oggi al convegno “Governare la risorsa idrica” organizzato da Cispel - Confservizi Toscana: su un totale di 4469 captazioni idriche esistenti sul territorio regionale (dati 2006), solo 238 sono da considerarsi “sostenibili” in senso tecnico, mentre le restanti 4231 sono da considerarsi “non sostenibili”. Naturalmente il valore che conta è quello dei metri cubi effettivamente emunti dalle fonti di captazione: su 487 milioni di mc totali, 329 milioni provengono da fonti sostenibili, e 158 dalle restanti.

Si evidenzia quindi che quasi un terzo dei metri cubi captati provengono da fonti che sono situate dove non è osservato il criterio della fascia di rispetto (200 m da insediamenti o infrastrutture), e/o che hanno significativi problemi di subsidenza, e/o che sono sottoposte a decadimento qualitativo a causa di inquinamento di origine antropica (es. cloruri, mercurio) o non antropica (perlomeno non direttamente o non sempre, es. salinizzazione della falda). Fonti che, se il criterio di utilizzo resta quello attuale, a breve saranno inutilizzabili.

Si pone quindi un problema di adeguamento della gestione della rete idrica a (sacrosanti) criteri e vincoli che sono sopraggiunti in gran parte successivamente alla messa in opera delle infrastrutture relative: ciò al fine di individuare le modalità di prelievo dei 158 milioni di mc “mancanti”, in modo da poter abbandonare o ridurre il prelievo dalle fonti in cui esso sia insostenibile.

Tre sono gli obiettivi posti da Cispel:

1) «il miglioramento e il mantenimento nel tempo della qualità dell’acqua alle fonti di approvvigionamento», in modo da diminuire le spese in termini energetici ed economici da destinare alla potabilizzazione, e il consumo di territorio per le relative infrastrutture. Ciò dovrà passare anche attraverso la riduzione dei prelievi da tutte le fonti, e non solo da quelle considerate sostenibili

2) «il risparmio idrico», da attuarsi tramite percorsi culturali, di incentivazione economica e di riduzione delle perdite dalla rete.

3) L’ «utilizzo di fonti di approvvigionamento idrico a basso consumo energetico specifico».

Cispel si pone inoltre nel novero dei sostenitori della riunificazione degli Ato regionali in un gestore unico, e ritiene che la frammentazione delle competenze ponga sempre e comunque un problema di assenza di capacità decisionali, in particolare modo davanti ai processi di aggregazione che vediamo in atto in altre regioni. Risuona spesso l’idea di una «governance decisionista», intesa sostanzialmente come recupero di potere decisionale davanti alla frammentazione di cui sopra e che ci pare francamente una contraddizione in termini, essendo il concetto stesso di governance incentrato prima di tutto sulla valorizzazione delle competenze locali e sulla compatibilità delle opere pubbliche con il territorio che lo accoglierà: compatibilità che va valutata e concertata con attenzione, con utilizzo di tempo, di risorse economiche e di sensibilità politica. Tutti fattori che sono incompatibili con qualsiasi piglio “decisionista” nel senso comune del termine, o perlomeno nel senso che si intende nel nostro Paese così pregno di ideologia e fideismo.

Inoltre, va detto che non sempre l’accorpamento degli enti e l’accentramento delle competenze portano all’efficienza: anzi molto spesso avviene il contrario, e in ogni caso occorre vigilare con attenzione per evitare che si ripetano “errori” (e vogliamo sperare che siano tali) come quello che ieri stava per cancellare d’un tratto 19 Enti parco su 23. Anche secondo l’assessore al Servizio idrico della regione Toscana, Marco Betti, «l’approccio alle questioni non può essere determinato solo dalla semplificazione, che poi diventa peraltro una primitiva generalizzazione: è la gestione che va riportata all’osso. Per quanto attiene l’Ato unico, ritengo che almeno sulla carta debbano essere previsti più enti gestionali: è importante invece l’omogeneizzazione delle tariffe». Pure in un ottica maggiormente cautelativa, soprattutto riguardo alla realizzazione dei nuovi invasi, Betti prende comunque atto della necessità di attuare in modo «veloce ed efficiente» le tipologie di intervento prescelte. Infine, riguardo allo “spiacevole equivoco” di ieri: «nel tentativo di semplificazione che è nelle intenzioni del Governo, ieri a livello di bozza di legge sono stati aboliti 19 parchi nazionali: se ne erano scordati. Come fai a scordarti di una risorsa così straordinaria? Te ne scordi perchè non hai nessuna considerazione della cosa. Quindi qui la sostenibilità diventa fondamentale per evitare “errori” di questo tipo, in futuro».

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