[20/06/2008] Acqua

Arpat: Ai raggi x la qualità dell´acqua dell´Arno nel comprensorio fiorentino

FIRENZE. Come sta dal punto di vista qualitativo il fiume Arno nel comprensorio fiorentino? Luci e ombre potremmo sintetizzare in base ai dati del rapporto 2005-2006 predisposto dal Dipartimento provinciale Arpat di Firenze. Dall’agenzia precisano che siamo ancora in attesa dell’emanazione dei decreti attuativi del D.Lgs 152/06, e quindi le valutazione sulla qualità è stata effettuata ancora attraverso l’indice di stato ecologico (Seca), come previsto dal D. Lgs 152/99. Bene, ad occhio ma pensiamo di non sbagliare, se venissero applicati tutti gli indicatori previsti dalle Direttiva acque 2000/60 recepita dal decreto 152/06, la situazione reale risulterebbe peggiore di quanto appare oggi. Ma vediamo i dati.

A monte di Firenze, stazione di Figline (località Matassino) e Pontassieve (località Rosano) si raggiunge il livello qualitativo di “sufficiente” previsto al 2008 dal D. lgs 152/06 per l’indice Seca (si tratta di un indice sintetico per descrivere lo stato dei corsi d´acqua considerando sia fattori chimici –Lim- che biologici –Ibe-). A valle di Firenze invece, e precisamente a Montelupo F.no (località Camaioni) tale obiettivo sembra difficilmente raggiungibile nei tempi previsti, senza ulteriori interventi sulla depurazione degli scarichi per ridurre gli apporti inquinanti. Da Arpat sottolineano come l’attivazione del depuratore di San Colombano, che al momento depura i reflui urbani fiorentini di riva destra, abbia contribuito soltanto ad un lieve miglioramento della qualità delle acque a valle della città che da classe 5 (pessima) nel 2003 passa a classe 4 (scadente) nel 2006. Ma va ricordato che un contributo importante viene anche dagli apporti inquinanti dei fiumi Bisenzio ed Ombrone, che raccolgono in parte gli scarichi delle province di Prato e Pistoia.

Il Dipartimento provinciale Arpat di Firenze, nel tratto compreso fra Rosano e Camaioni, ha condotto (nel 2005-2006) un approfondimento in alcune stazioni intermedie con un monitoraggio effettuato con l’ausilio di un altro indice biologico, previsto comunque dalla direttiva 2000/60 e dal D.Lgs 152/06: l’indice diatomico di eutrofizzazione EPI-D.

«Tale indice - precisano da Arpat - che si basa sulle caratteristiche di sensibilità delle diatomee ai nutrienti, alla sostanza organica e al grado di mineralizzazione, si è dimostrato sufficientemente coerente all’indice Ibe». Quindi in maniera più dettagliata la situazione della qualità del fiume Arno nel tratto in esame, può essere così sintetizzata: la qualità delle acque del fiume mostra un lieve miglioramento nel tratto compreso fra Figline e Firenze Anconella.

Questo è dovuto alla significativa quota di depurazione delle acque a monte di Rosano e alla regimazione conseguente al rilascio idrico dall’invaso di Bilancino che fornisce un contributo positivo. A Firenze Santa Rosa (siamo in pieno centro cittadino) si registra un modesto peggioramento evidenziato principalmente dall’indice diatomico EPI-D con fenomeni eutrofici non direttamente rilevabili con i parametri chimici. All’Isolotto (subito a valle della città) la qualità è sostanzialmente analoga, mentre peggiora notevolmente a monte della confluenza del fiume Greve dopo l’immissione degli scarichi dei reflui urbani di Firenze (riva sinistra Arno) ancora non depurati. La qualità si mantiene sostanzialmente inalterata fino a Camaioni.

«Le cause principali di una qualità delle acque dell’Arno a valle della città di Firenze non ancora accettabile- spiegano da Arpat - sono da ricercare nella mancata depurazione dei reflui urbani, in particolare quelli di Firenze in riva sinistra d’Arno (la quota di reflui urbani non depurati del comune fiorentino e di alcuni comuni limitrofi, è attestata attualmente al 33%), negli apporti diffusi e contemporanea assenza o riduzione delle fasce riparie di vegetazione perifluviale con conseguente diminuzione della loro azione di filtro nei confronti dei nutrienti. Inoltre- continuano da Arpat- nella diminuzione della capacità auto depurativa del fiume dovuta a arginature, cementificazione delle sponde, riduzione degli ambiti fluviali, nella impermeabilizzazione dei suoli, nella mancata quantificazione e regolamentazione dei consumi idrici per assicurare il deflusso minimo vitale al fiume» concludono dall’Agenzia per l’ambiente.

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