[19/06/2008] Comunicati

Economia ecologica? Trivelliamo finché fa male, finché ce n´è...

LIVORNO. Quanto sarebbe importante e soprattutto utile che almeno i governi locali orientassero l’economia verso la sostenibilità lo dimostrano due notizie che giungono oggi dalla Germania e dagli Stati Uniti.

Il governo tedesco ha varato un secondo pacchetto di norme volte a incoraggiare il risparmio energetico e lottare contro l’inquinamento da gas serra. Tra le principali misure prese c’è quella di aumentare il pedaggio autostradale per i mezzi pesanti più inquinanti, e di abbassarlo sensibilmente per i camion più puliti. Se il governo incentiva comportamenti e scelte virtuose da parte degli autostrasportatori, la loro domanda influenzerà anche l’offerta e quindi anche i produttori saranno invogliati a studiare veicoli meno impattanti. Non è nient’altro che la messa in pratica del “chi inquina paga”, più o meno sulla falsariga delle misure incentivanti che il passato governo aveva varato per incentivarle al risparmio energetico e allo sviluppo delle energie rinnovabili.
Viceversa se come accade oggi in Italia, si punta a tagliare le accise sulla benzina indistintamente a tutti perché il costo dei carburanti ha raggiunto livelli insostenibili per autotrasportatori e pescatori, non si fa altro che mettere una pezza momentanea al problema, tirando la sempre più corta coperta un po’ da una parte un po’ dall’altra, finché ce n’è.

Un’altra pezza al caro-carburanti, senza minimamente interrogarsi sulle cause e quindi cercare una soluzione, ha pensato bene di mettercela anche Bush, che ieri ha tuonato contro i Democratici che avrebbero grosse responsabilità sui 136 dollari al barile a cui è giunto il petrolio. Perché mai? Perché tappezzando gli Stati Uniti di parchi e aree protette (?) avrebbero impedito agli amici di Bush (le lobbies petrolifere che 24 ore prima erano in convention con il candidato repubblicano Mc Cain) di bucherellare le coste del Golfo del Messico, del parco nazionale dell’Alaska o nel bacino del Green river che attraversa Colorado Utah e Wyoming, “ricche” di oro nero.
La Casa Bianca stima che ci siano almeno 18 miliardi di barili al largo delle coste Usa e almeno una dozzina in Alaska, anche se a Wall Street gli analisti (cioè il mercato!) hanno già avvertito che accettate per vere queste stime, le nuove trivellazioni avrebbero un impatto sul prezzo internazionale del petrolio non superiore ai 4 centesimi di dollaro al barile.

Il bando alle trivellazioni lungo le coste statunitensi è stato ratificato dal congresso Usa nel 1981 in seguito a un disastro ecologico avvenuto nel 1969 al largo della California, è stato riconfermato nel 1990 da George Bush padre e da Bill Clinton nel 1998. Mc Cain lo aveva più o meno dato per riconfermato nel suo programma elettorale – spiega sull’Unità l’inviato a New York Roberto Rezzo - anche se davanti alla platea dei petrolieri lo stesso Mc Cain ha fatto dietrofront spiegando che «ormai le piattaforme sono talmente sicure che se anche arrivasse un uragano della forza di Katrina non andrebbe spersa neppure una goccia di petrolio». Il candidato democratico Obama si è detto contrario perché «trivellare le nostre coste e il nostro patrimonio naturale è una presa di giro». Siamo sempre all’ambiente come tutela e salvaguardia, ma per essere in America è già qualcosa.

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