[18/06/2008] Energia

Nucleare, da oggi siamo tutti meno liberi e più insicuri

ROMA. Un governo irresponsabile e antidemocratico ha deciso di riportare l’Italia nel club dei paesi nucleari, cancellando d’imperio le scelte “emotive” che il popolo italiano aveva solennemente preso, con un referendum. Fa impressione e suscita sconcerto che a prendere questa sciagurata decisione sia lo stesso governo che ha fatto della sicurezza dei cittadini-e il proprio tratto distintivo. Forse vogliono farci credere che è fonte di maggiori pericoli un campo nomadi di una centrale nucleare? Se per costruire una discarica è stato chiesto alla cittadinanza di convivere con l’esercito e la polizia per le strade, di tollerare che nazisti vestiti di verde organizzino ronde e alimentino razzismo e odio, viene spontaneo domandarsi cosa preveda il nostro governo per l’installazione delle centrali nucleari? Una delle ragioni per cui la tecnologia nucleare va rifiutata è anche la limitazione della libertà individuale e collettiva che la sua installazione comporta.

La ragione di tutto ciò sta nelle dimensioni di spazio e tempo delle conseguenze di un incidente o di un attentato ad una centrale nucleare. Esse, come Cernobyl ci insegna, investono l’intero pianeta e durano per millenni. Per questo realizzare quelle quattro centrali atomiche comporterà che , in cambio di pochissima e costosa elettricità, ognuno di noi sarà più controllato, spiato, osservato e eventualmente represso se ci si ribella a questo stato di cose. Fa una certa impressione che autorevoli esponenti del governo, come il ministro Brunetta, chiami la scelta nucleare compiuta “la conquista della libertà energetica”, come se le nostre montagne fossero piene di uranio e che quindi non esistessero anche per questa fonte gravi problemi di approvvigionamento.

La decisione di riaprire le porte a questa tecnologia, le cui scorie solo la mafia e i fabbricanti di bombe atomiche sanno come smaltire, non sembra per ora suscitare una visibile opposizione parlamentare, come invece è stato chiesto da Legambiente, Wwf e Greenpeace, nel sit in di protesta immediatamente organizzato davanti a palazzo Ghigi. Visto l’orientamento subalterno di gran parte del sistema mediatico a questa scelta nelle prossime settimane è importante far crescere una vera e propria campagna di controinformazione, che ribadisca non solo le ragioni forti per cui questo paese deve continuare a rimanere fuori dal nucleare (insicurezza intrinseca, il suo rapporto con il militare e la questione delle scorie radioattive), ma che cerchi di spiegare anche che la sua introduzione significherà una forte limitazione della libertà e della democrazia visto che la popolazione dovrà convivere con continui controlli e ogni centrale verrà considerata territorio militare e quindi con confini invalicabili.

Dovremo in questa campagna di controinformazione anche demistificare la ragione ambientale che spesso i nuclearisti portano a favore dell’atomo e cioè la sua utilità alla lotta ai cambiamenti climatici. Non è vero che il bilancio energetico di una centrale nucleare è a zero CO2 e soprattutto il piccolo contributo che la produzione di elettricità darà alla riduzione delle emissioni arriverà fra oltre dieci anni mentre le emissioni vanno ridotte subito.

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