[17/06/2008] Comunicati

La Prestigiacomo, gli eco-danni, le eco-tasse e il limite naturale dell’economia

ROMA. Nel corso dell’audizione al senato per illustrare le linee programmatiche del ministero dell’ambiente, il ministro Stefania Prestigiacomo (Nella foto) ha annunciato che «Per indurre cittadini e imprese a comportamenti virtuosi per l´ambiente il governo sta pensando a una tassa contro gli “eco-danni”».
Al di là della derubricazione nominale degli eco-reati in eco-danni (con la probabile conseguenza che non si andrà oltre il recepimento delle norme recentemente approvate dall’Ue per quanto riguarda l’introduzione dei reati ambientali nel Codice penale) , quanto ha detto la Prestigiacomo al Senato segna anche un avanzamento rispetto a precedenti ministri di centro.destra (e magari anche di centro-sinistra): il ministro dell’ambiente che ama definirsi eco-lib ha a detto che «L´economia è un sottoinsieme dell´ambiente e l´ambiente è il limite naturale a qualsiasi impresa economica», quindi serve «una rivoluzione copernicana nei rapporti tra ecologia e ambiente». Il pilastro è quello della «sostenibilità economica» rispetto all´ambiente.
Quindi un’economia che tenga conto dei limiti ambientali (in gran parte superati nel nostro Paese) e che deve forzatamente rivedere i suoi parametri di crescita e di qualità dello sviluppo? Per la Prestigiacomo «Il punto fondamentale è iniziare a spostare gradualmente la tassazione dai redditi dei cittadini alle condotte dannose per l´ambiente».

Si torna quindi a parlare di eco-tasse, e di quelli che il ministro ha chiamato sussidi a favore di comportamenti ambientali virtuosi, ma forse in un’accezione diversa, una specie di bastone e carota ancora da definire, forse Tremonti lavora ad altro, ossessionato come è dalla competitività e dal pericolo cinese, ma la Prestigiacomo è convinta che «Solo in questo modo privati e imprese, potranno effettuare le loro scelte orientandole gradualmente verso comportamenti ambientalmente più virtuosi».

Una fiscalità ambientale per la quale sarà «utile proporre iniziative che abbiano come modello la riduzione delle imposte per chi risparmia energia e non inquina e, al contrario, aumenti l´imposizione nei confronti di chi non risparmia energia e inquina». Con queste misure fiscali il governo punta a «valorizzare l´ambiente come bene economico» ed a «favorire lo sviluppo delle imprese che si specializzano nella difesa dell´ambiente», poi la Prestigiacomo individua le attività virtuose: «impianti di termovalorizzazione, di depurazione delle acque, la produzione di energia rinnovabile».

Forse un po’ poco (e un po’ contraddittorio) per spostare l’ago della bilancia dalla crescita alla qualità e all’innovazione ed al risparmio di risorse e materie prime che sono la base di un’economia che si ponga davvero il problema del limite naturale, ma si sa, i primi passi sono sempre un po’ incerti. E poi vediamo soprattutto se tutto finirà o meno nella categoria annunci…

«Siamo d’accordo con il Ministro Prestigiacomo - ha detto il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza sulle linee programmatiche del ministero illustrate oggi in Commissione Ambiente al Senato- sulla necessità di sviluppare le fonti rinnovabili portandole a coprire il 25% del fabbisogno energetico del Paese, ma vorremmo che a questo punto agli annunci seguissero provvedimenti concreti».

«Anche l’introduzione d’incentivi e l’uso della leva fiscale per orientare cittadini e imprese verso comportamenti virtuosi a tutela dell’ambiente – ha proseguito il presidente di Legambiente - ci trova favorevoli, ma sul fronte degli obiettivi di Kyoto ricordiamo al Ministro che l’Italia ha già beneficiato di sconti: nell’accordo su “Clima e Energia” proposto dalla Commissione Europea e approvato a gennaio scorso, i nostri impegni di riduzione delle emissioni di CO2 sono passati dal - 6,5% previsto per il 2012 rispetto al 1990 al -5% al 2020. Infine vorrei ribadire al Ministro, che lo sa bene, che il nucleare è ancora quello vecchio, insicuro e del tutto inutile a combattere oggi i cambiamenti climatici. Per quando potranno entrare in funzione le centrali che il governo vuole attivare – conclude Cogliati Dezza - avremo già sforato anche gli obiettivi al 2020».

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