[17/06/2008] Parchi

L’Horizon 2020 per il Mediterraneo malato di cemento e inquinamento

LIVORNO. Diversi esperti ambientali provenienti dai Paesi del Mediterraneo si sono dati appuntamento a Tunisi per esaminare lo stato di avanzamento dei progetti ambientali compresi all’interno di “Horizon 2020” (H2020) e per identificare quelli prioritari. La seconda riunione del comitato di pilotaggio di H2020, è stata organizzata dal ministero dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile della Tunisia insieme alla Commissione europea. Infatti, H2020 ha preso il via nel 2005, in occasione del decimo anniversario del partenariato euro-mediterraneo (all’interno del processo di Barcellona) che punta a eliminare l’inquinamento dal Mediterraneo, fissandosi il termine del 2020.

Aprendo i lavori Nadhir Hamada, ministro dell’ambiente della Tunisia, ha espresso la sua soddisfazione «per l’avanzamento delle relazioni di cooperazione con I Paesi dell’Unione europea in diversi settori, soprattutto in material ambientale e di salvaguardia delle risorse naturali sul piano nazionale ed euro-mediterraneo. Questo incontro concretizza la nuova tappa delle relazioni della Tunisia con l’Unione europea e questo dopo risultati concreti realizzati nel quadro dell’accordo di associazione concluso tra le due parti nel 1995. Il litorale mediterraneo, frontiera marittima di 22 paesi costieri appartenente a tre continenti rappresenta un capitale inestimabile per il valore dei suoi ecosistemi e del suo patrimonio culturale. E’ tuttavia minacciato da continue degradazioni come da perdite spesso irreversibili di biodiversità e di risorse naturali. L´artificializzazione del suolo procede ad un ritmo allarmante, tanto che circa il 40% delle coste sono oggi cementificate».

Gli studi condotti dal Piano di azione per il Mediterraneo dell’Unep (Unep-Map) dimostrano che la cementificazione e l’artificializzazione delle coste mediterranee procede ad un ritmo di 200 chilometri all’anno e secondo Hamada «Questo condurrà, se non si fa niente, ad una perdita di circa 5000 km di spazi naturali intorno al 2025. La metà del litorale è soggetta ad una distruzione massiccia dei suoli agricoli e dei bassi fondali marini, ad una deregolamentazione del regime delle acque con rischi di inondazioni mortali, ad un aggravamento dell’erosione costiera in maniera irreversibile».

Ma la riunione di H2020 non si è potuta dimenticare dell’inquinamento marino, spesso dovuto a sversamenti “accidentali” di idrocarburi: il Mediterraneo, che rappresenta solo lo 0,7% della superficie dei mari del pianeta, sopporta circa il 30% del commercio marittimo mondiale ed il 22% del trasporto del petrolio, poi ci sono gli scarichi industriali e civili.

Oltre la metà dei centri urbani del Mediterraneo con oltre 100 mila abitanti non è provvista di impianti di depurazione ed il 60% di questi sversa i reflui urbani direttamente in mare. Più dell’80% degli scarichi dei Paesi della costa meridionale ed orientale del Mediterraneo non sono depurati e controllati. Nonostante sforzi e progetti la salute ambientale del Mare Nostrum continua a peggiorare e le malattie sono quelle di trenta anni fa: cemento ed inquinamento.

Anche secondo il ministro della Tunisia, un Paese che non ha certo brillato per difesa dell’ambiente e che non si è certo risparmiato nella costruzione di impattanti villaggi turistici e porti in stile occidentale, «la responsabilità di proteggere l’ambiente trascende, ormai, le frontiere nazionali e richiede sforzi comuni nel quadro di una cooperazione solidale ed impegnata a preservare il patrimonio naturale».

Horizon 2020 è il fulcro della strategia ambientale dell´Unione europea per il Mediterraneo e punta ad ovviare a gran parte delle carenze che hanno caratterizzato l´azione svolta in passato per proteggere la regione, finanzia progetti destinati a ridurre le principali fonti di inquinamento, a sostenere la creazione o il rafforzamento di organismi nazionali per la tutela dell´ambiente, a promuovere la ricerca sulle problematiche ambientali del Mediterraneo e a sviluppare indicatori per monitorare i risultati dell´iniziativa.

Nel novembre 2006 è stato lanciato il programma d´azione di H2020. Una delle azioni proposte prevedeva una collaborazione tra la Banca europea per gli investimenti o la Banca mondiale e i paesi donatori al fine di identificare i progetti atti ad incidere più efficacemente sui livelli di inquinamento del Mediterraneo (inquinamento a monte e a valle) in tutta la regione mediterranea. L´identificazione degli investimenti prioritari per le zone a rischio è stata realizzata dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) in collaborazione con Unep-Map.

«La Bei si appresta a stilare l´elenco definitivo dei progetti prioritari per la riduzione dell´inquinamento – spiega la Commissione Ue - finanziati dal programma di investimenti per le zone a rischio del Mediterraneo sulla base dei 44 progetti già identificati in sette paesi del Mediterraneo. Tra i criteri di scelta dei potenziali investimenti figurano l´importanza del progetto per il paese o per la regione del Mediterraneo, il suo impatto sulla riduzione dell´inquinamento, la sostenibilità delle operazioni, la capacità di rimborso del credito da parte dei promotori del progetto e gli importi richiesti ai donatori».

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