[13/06/2008] Rifiuti

Tramonta l´amianto e s´alza il sole sui tetti delle case popolari della Regione

LIVORNO. Un centinaio di stabili appartenenti al patrimonio di edilizia residenziale pubblica della Toscana saranno bonificati dai tetti in amianto e ricoperti di pannelli di fotovoltaici. «Si tratta di un progetto assolutamente innovativo - spiega l’assessore alla casa della Regione Toscana, Eugenio Baronti - che consente di fare tre cose utili a costo zero. La prima è quella di bonificare i tetti delle case popolari della Toscana, molti dei quali, a suo tempo erano stati costruiti in eternit. E l’eternit, come tutti sanno, è fatto con l’amianto. La seconda – fa notare l’assessore - è che una sostanza pericolosa, come l’amianto, viene sostituita con pannelli fotovoltaici, che producono energia elettrica pulita e fanno risparmiare emissioni nell’atmosfera. La terza cosa è che, grazie a questa energia, non solo si risparmia l’inquinamento, ma si ottengono risorse economiche che servono a ripagare il costo dell’impianto. In Toscana i primi esperimenti sono stati attivati, ora vogliamo allargare il raggio d’azione e vogliamo che l’esempio virtuoso delle case popolari possa servire da modello anche per i condomini privati».

Ma quanti sono gli edifici interessati in questa fase? «Affinché il quantitativo di energia prodotto sia congruo per ammortizzare i costi – spiega l’assessore – ci vuole che il tetto dell’edificio abbia una dimensione sufficiente e che l’irraggiamento solare sia adeguato. Circa 130 edifici per una copertura complessiva di 130 mila mq, sono stati giudicati idonei. Tenuto conto che su 26 edifici gli interventi sono già partiti, l’intervento in questa fase, verrà attuato su 90 mila mq di coperture, con l’istallazione di pannelli solari per 60 mila metri quadri. L’arco temporale è di tre anni».

Ed ecco i risparmi in termini ambientali ed energetici. «L’intervento permetterà di produrre – spiega l’assessore – 5,5 milioni di kilowattora annui, pari al consumo di 1800 famiglie. Si risparmierà l’emissione di 3500 tonnellate di CO2 all’anno e di 1375 tonnellate di petrolio, pari a 8650 barili all’anno». I protagonisti del progetto saranno i gestori di edilizia residenziale pubblica sul territorio. La Regione dal canto suo promuove e coordina gli interventi e contribuisce a sostenere le attività di verifica e progettazione, da un punto di vista tecnico e finanziario. Si stima che i costi di questo programma ammontino complessivamente a 55 milioni di euro.

La resa economica, in un arco di 20 anni, della vendita di energia e degli incentivi previsti dal Governo (Decreto Ministeriale 10-2-2007 per l’istallazione di pannelli fotovoltaci) sarà di circa 64 milioni di euro. Ne risulta un utile di 9 milioni di euro che va a coprire i costi di rimozione e smaltimento dell’amianto delle coperture eternit.

Un’iniziativa sicuramente da evidenziare e da annoverare tra le buone pratiche. Anche se c’è da ricordare che il censimento generale sull’amianto presente nei luoghi di interesse pubblico della Toscana, consegnato da Arpat in Regione nel novembre scorso, ancora non è stato reso noto dalla stessa Regione, né è stato spiegato come si intende dar seguito al progetto e quindi procedere, pure per gradi, alla bonifica. La seconda questione da ricordare è che in Toscana non esistono luoghi dove portare l’amianto se non un paio di piccoli moduli ricavati in alcune discariche, come in quella di Terranuova Bracciolini (Ar) gestita da Csa. Questo significa che l’amianto raccolto in Toscana deve essere caricato su camion e inviato fuori regione se va bene ma più spesso all’estero, come in Germania, con notevoli costi economici e impatti ambientali per il trasporto.

«E’ effettivamente un problema non avere un luogo dove smaltire in modo sicuro l’amianto – spiega Baronti – non è di mia competenza ma bisognerebbe riuscire a dare una risposta a tutti quei cittadini che non possono far rimuovere l’eternit a causa dei costi troppo alti. Quando ero assessore a Capannori abbiamo provato a creare un modulo per l’amianto, ma è difficilissimo ottenere le autorizzazioni (in realtà Capannori non è ancora riuscito a realizzare neppure l’impianto di compostaggio, e non per problemi burocratici, ndr). Un modo per abbassare i costi potrebbe essere quella di creare luoghi di stoccaggio provvisorio per poi concentrare i trasporti».

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