[13/06/2008] Energia

L´assessore Betti: «Riconvertire a gas le centrali Enel di Livorno e Piombino»

LIVORNO. Illustrando la “ricetta” regionale contenuta nel Piano energetico che tra breve sarà portato in Consiglio per l’approvazione, l’assessore Marco Betti nel suo saluto al Convegno internazionale Life 2020, in corso di svolgimento a San Rossore, ha posto l’accento sull’impegno per lo sviluppo delle produzione di energia da fonti rinnovabili, che preferirebbe «continuare a definire “alternative” rispetto a quelle usate oggi, che andrebbero invece velocemente sostituite».
In ogni caso Betti sa che è necessario fare un passo alla volta e quindi tra gli obiettivi regionali, ha citato la riconversione a gas metano delle due centrali termoelettriche di Livorno e Piombino e la realizzazione del rigassificatore off-shore al largo delle coste livornesi.

Peccato che per il momento Enel abbia sempre risposto picche alle richieste (per la verità neppure troppo pressanti) di riconversione a gas delle due centrali di sua proprietà.

In apertura dei lavori l’assessore Betti ha ribadito il suo no al nucleare osservando come negli ultimi dieci anni nel mondo non si è costruita neppure una centrale nucleare.
«Non era economicamente conveniente – ha precisato – né con il petrolio a 20 dollari al barile, né lo è oggi con il petrolio a 130. Senza contare che l’uranio è diventato rarissimo e che sono scienziati come Carlo Rubbia ad affermare che non si sono risolti i problemi di Hiroshima, Chernobyl e delle scorie, cioè del possibile uso del nucleare per fabbricare bombe, dei rischi di incidenti agli impianti e del fatto che per un raggio di decine di chilometri intorno ai siti di stoccaggio ci sono livelli di radioattività dannosi per l’uomo».

Per l’assessore il nucleare non risponde quindi né a criteri di sostenibilità, né garantisce quella rinnovabilità che oggi serve per l’esaurirsi dei combustibili fossili, che ha definito “condannati dalla storia”.

Infine l’assessore Marco Betti, ha concluso il intervento citando Jonathan Switf:
«Sull’isola di Laputa, abitata da filosofi e scienziati invece di raggiungere vette d’eccellenza la società era un vero disastro: troppo impegnati, gli uni e gli altri, a pensare a se stessi e ai loro studi invece che occuparsi della cosa pubblica. A loro serviva, come in ogni società anche oggi serve, il contributo della politica, l’unica in grado di trovare le soluzioni giuste, anche in fatto di sviluppo sostenibile».

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