[12/06/2008] Comunicati

Gli ambientalisti contro l’accorpamento di Infs, Apat e Icram

ROMA. Le associazioni ambientaliste sono preoccupate per l’accorpamento dell’Istituto di ricerca scientifica applicata al mare (Icram), dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Apat) e dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) all’interno dell’Istituto per la ricerca e la protezione ambientale (Irpa), proposto con un emendamento presentato alla Camera sul decreto per l’ emergenza rifiuti.

«Il rischio – dice Rosalba Giugni Presidente di Marevivo - è di indebolire ulteriormente il ruolo del mare nelle politiche ambientali del Paese. Contenere la spesa pubblica - Contenere la spesa pubblica – dice Rosalba Giugni Presidente di Marevivo - è un obiettivo sicuramente condivisibile, purché a farne le spese non sia la risorsa mare, sempre più confinata e relegata ad un ruolo di Cenerentola, lontano dalle realtà europee e internazionali».

Marevivo ribadisce «La necessità di una politica sul mare che si traduca in un investimento in termini di risorse economiche ed umane, competenze e strutture ad esso dedicate. In assoluta assenza di un quadro strategico unitario, l’eccessiva parcellizzazione delle competenze in materia di tutela e difesa del mare produce una particolare frammentazione e disorganicità degli interventi. Una politica, dunque, a tutto tondo rivolta al mare è un’esigenza impellente oltre che una proposta innovativa, una sfida che Marevivo si augura che il Governo in carica voglia raccogliere»

Per Elena D’Andrea, direttore generale della Lega italiana protezione uccelli (Lipu), «La decisione del Governo rischia di compromettere la preziosa attività di tutela dell’ambiente svolta da Infs, Apat, Icram nel nostro Paese. Si tratta di una decisione preoccupante, che rischia di svuotare di ogni competenza tre istituti così autorevoli per la tutela dell’ambiente. Comunque sorprende che venga scelta la strada di uno strumento con carattere di urgenza per la riorganizzazione di enti di controllo e ricerca, che invece andrebbe fatta in modo attento e condiviso, definendo fin da subito l’organizzazione, gli scopi e gli strumenti operativi. Meglio sarebbe affidare una materia così delicata e importante alla discussione parlamentare. Siamo d’accordo con le esigenze di risparmio del ministero dell’ambiente, ma crediamo che un’eventuale accorpamento debba in primo luogo salvaguardare le importanti funzioni di ricerca e di controllo svolte dai tre istituti, attraverso la tutela delle loro specificità e competenze».

Per Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente «E’ scandaloso trasferire con un emendamento le funzioni dell’Agenzia per la protezione dell’Ambiente, dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica e dell’Istituto centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, raggruppandoli sotto un unico istituto e limitandone l’autonomia. Un cambiamento del genere, che di fatto riorganizza le funzioni di controllo e ricerca ambientale, spetta al Parlamento. E’ molto preoccupante che una decisione di questa portata venga sottratta al dibattito e che si adoperi a questo fine il decreto legge sull’emergenza rifiuti in Campania, che già modifica la commissione Via. E’ un atto inaccettabile, un vero e proprio strappo e dimostra l’assoluta mancanza di volontà del governo di andare alla radice di problemi per risolverli. Dimostra inoltre la volontà di smontare il sistema di controllo ambientale che, seppure con alcune lacune, ha ben funzionato in questi anni. Il ruolo degli istituti di ricerca e controllo ambientale è questione troppo importante per passare in regime di semiclandestinità. Qual è il progetto che sta alla base di questa riorganizzazione? Questi sono temi su cui è indispensabile che il governo ascolti anche le associazioni ambientaliste che molto hanno da dire in merito».

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