[12/06/2008] Comunicati

Clima, accademie delle scienze di tutto il mondo s´appellano al G8

LIVORNO. Il riscaldamento globale è già in atto, e bisogna contrastarlo con nuove politiche «a basso contenuto di carbonio». A dirlo questa volta è un appello firmato da 13 accademie delle scienze di tutto il mondo rivolto ai politici del G8 che si riuniranno nell´isola di Hokkaido, in Giappone, dal 7 al 9 luglio.
Lo avevano già fatto per la prima volta in occasione del G8 di Mosca, e lo ribadiscono ora con toni più vibranti dato che al summit degli otto grandi in Giappone parteciperanno anche India, Cina, Brasile, Sud Africa e Messico e che gli effetti del riscaldamento globale sono già drammaticamente evidenti.

Tra le firme che hanno sottoscritto l’appello, anche quella dell´accademia dei Lincei italiana: «Già da quattro anni qualche mese prima del G8 i rappresentanti delle accademie si riuniscono per discutere di temi scientifici da portare all´attenzione della politica – ha dichiarato Lamberto Maffei, vicepresidente dell´Accademia - anche quest´anno abbiamo scelto gli effetti sul clima delle attività umane».

«Il documento- spiega ancora Maffei- viene presentato dall´accademia ospitante al proprio governo, che poi lo trasmette agli altri». Quello che viene chiesto ai politici è di adottare un approccio strategico basato sui principi di uno sviluppo sostenibile, che preveda anche l´abbandono delle fonti di energia fossili in favore delle rinnovabili e del nucleare (che però di sostenibile ha poco visto per esempio il problema irrisolto dello smaltimento delle scorie ndr).

«Il nucleare fa parte delle opzioni a disposizione, e non si può ignorare - continua Maffei - inoltre è importante oltre alla ricerca continua per migliorare l´efficienza delle fonti pulite anche impegnarsi nell´educazione all´efficienza e al risparmio».
Che gli effetti del riscaldamento globale sono già molto evidenti, lo conferma anche l’Onu nel nuovo atlante presentato dall’Unep, alla conferenza dei ministri africani (Amcen) in corso a Johannesburg, in Sud Africa. Proprio l’Africa risulta l´area del mondo più colpita, nonostante sia quella con il minore aumento della temperatura e soprattutto produca solo il 4% dei gas serra del pianeta».

I modelli climatici prevedono grossi cambiamenti nelle precipitazioni del continente - si legge nel rapporto - che potrebbero portare ad un aumento delle carestie e della desertificazione, che l´Africa non ha i mezzi tecnologici per affrontare. Con centinaia di foto satellitari scattate su 100 siti significativi dal punto di vista ecologico, il rapporto mostra l’entità del cambiamento che è avvenuto negli ultimi 35 anni: quattro milioni di ettari di foreste perse ogni anno, il doppio della media mondiale; scomparso il 50% della superficie dei ghiacciai ugandesi, e l’urbanizzazione sta portandosi via enormi aree verdi del Senegal.

Insomma il pianeta si sta trasformando con una accelerazione che rende necessario un intervento pronto e globale per evitare che la crisi sia irreversibile. I segnali e gli appelli a muoversi si moltiplicano ogni giorno e vengono da parte di mondi anche assai eterogenei, il problema è che (sembra) non ci sia nessuno pronto a raccoglierli.

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